Ribellatamente

Uno dei film tra quelli che si sono imposti alla mia attenzione è Prova d’Orchestra di Federico Fellini, un film esaltante. Cosa contraria  Il Concerto, un film di Radu Mihăileanu. Il primo del 1978 e il secondo del 2010. Due ancoraggi diversi, due pensieri, sensazioni e retro pensieri diversi. Non so se dipenda dal momento, dal cast, dal mio essere in due momenti differenti, dalla regia, so che per me queste due racconti di orchestrali  sviluppati in linguaggio cinematografico mi portano umori diversi tra gioia, ansia, felicità e vuoto, arte e ripetizione, l’oltre e la sofisticazione.

Premessa last minute che rappresenta il mio gusto, il mio modo di pensare, ti faccio entrare nel contesto, nel personaggio? Boh! Ho solo pensato di aggiungere questo commento.

Ribellamente si prova, gustando l’insalata, manca l’avogado. Mentre vado a comprarlo scrivo un pezzo.

E tu ci credi?

Realizzo un puzzle da solo perché è l’unico modo adesso per andare avanti. Non mi chiedete una storia figurata, roccocò, non ho voglia di scrivere storie. Forse in coda ci provo, per adesso mi fermo alle deduzioni, complico le cose è la mia modalità per renderle facili ed affascinanti.

Il racconto che mi farebbe vincere la noia di scrivere è la bella esperienza del concerto degli One Direction a Torino nel 2014 con i miei figli più piccoli Ferdinando e Gaia. Non era una prova, l’esibizione c’è stata, e anche molto cool.

Il titolo oggi potrebbe essere, il riluttante e le occasioni perdute, oppure le urla e le imprecazioni inutili. Che cosa meravigliosa sono i desideri, un assieme di infinite possibilità. Dopo forbite info, continuo a concentrarmi su cosa scrivere.

Nel film Shine il concerto di David che chiude il film è un perfetto esempio. Quello che sto realizzando è un concerto di parole per tastiera schermo e voce. La mia scrittura è più documentaristica che novellistica, è una mia specifica modalità in quanto a me piace imbastire una storia sia con il vero che l’immaginario, trovare appigli come per la modalità candele se vuoi le spargi per casa e li appoggi in posti più disparati, solo così crei l’effetto. Mi piace dare colore e forza ad ogni particolare. Ci vuole tempo, e non è detto che acchiappo il mio lettore. È un concerto di una serie di momenti, un continuo zapping. Punto a quelle espressioni di stupore anche casalingo, con quei oh! sinceri. Rifuggo per snoberia dalle cose interessanti, se lo sono prendo appunti e poi le vado a cercare. Mi piace creare momenti piacevoli in maniera fantastica, c’è bisogno di un grande lavoro. Un concerto di parole diventa intramontabile quando ogni volta che lo senti, lo suoni, lo ascolti le sensazioni si rafforzano, ti danno la spinta a ritornarci. Come nell’amore, quando il sentimento è intenso, oso dire necessario, ti spinge a crescere il nuovo del nuovo insieme all’amore.

Adesso sono reduce da un ottovolante, impaurito. Domenica mattina avrei voluto abbandonare due gruppi di lavoro perché mi sono trovato stretto ad un malessere che conosco bene. Sto concertando una pausa di riflessione con me medesimo. La musica è il mio grande coach, la vera natura, la mia grande forza. Ecco Bravo! Forse è un gioco di forza, almeno così la prova sembra significare.

Un giorno scoprirò a cosa stavi pensando o guardando o provando o scappando adesso.

Penso all’ancoraggio che ha definito una traiettoria, un tema, come questo. Il concerto come forma di esecuzione, la prova come elemento di definizione. Esecuzione definizione allentamento di tensione per una realizzazione.

Un concerto di idee decise di scalare una montagna perché solo dalla cima avrebbe potuto ammirare il panorama e prendersi una bella soddisfazione, poter dire di aver realizzato un’altra esperienza per il solo essere esplorazione di esploratori alla ricerca di significati? Lo potevi dire di poter fare una prova con un campione di prove. Il campione di prove è colui che sperimenta, sempre e comunque. Questa gita diventa un pic-nic, una festa dove ognuno porta qualcosa come solo ognuno riesce a fare. Una lezione all’università di vita e di passione come tra compagni delle elementari, semplicemente semplice. C’è chi vuole imporre una conduzione, c’è chi offre tipi di incoraggiamento, c’è chi immagina di fare ascoltare Tintarella di luna eseguita da Mina all’antrasatta.

La conoscenza produce volumi, riempie librerie, porta avidità o conferme o tutte e due. La sfida è il miglioramento di sé, l’altro è nient’altro

Quando inizio a elaborare un guizzo della mia immaginazione, della mia ignoranza, prima ancora c’è la visione, quell’insieme di pensieri che si compongono e costruiscono una cartolina dei sogni, ovvero una composizione di codici personali che ha voglia di essere rappresentata.

Chiamiamola come si vuole, può essere verità, la schietta parola della mente o del cuore? Ci sono momenti standard, ci sono quelli senza canoni o istruzioni per l’uso, quelli senza retorica sono spesso fiumi in piena. Da quella minuscola e infinita sensazione nasce ogni cosa, l’essere umano produce novità.

Chiamala come vuoi è vita di artista con un senso o senza senso, giudicata o allontanata per paura, il bello sta in questa continua esplorazione. Da solo o in compagnia. Le idee sono la voce della vita, dell’adesso. Le idee sono fresche, di giornata, le altre le trovi nel cassetto a maturare. Di quante idee sei composto, quante idee ti trovi, che idea ti sei fatto. L’idea è un’altra visione nella realtà che diventa una possibile azione come tante da vedere, abitudini e stili. Vissuti. Tanti stimoli di vita che ci aiutano a scrivere ognuno la nostra esperienza. Non esistono prove solo costruzioni, le prove che cosa sono?

Verifiche, esami, tentativi. lo dico e scrivo nell’accezione da contestatore, da Salvatore, da paladino dell’arte quella sviscerata. Sembra che sia scontato, forse il prezzo è un affare in questo momento. Immagino quanto ogni valutazione sarà a livelli sorprendenti. Ogni istante abbiamo, se vogliamo, tutti gli strumenti di elaborazione possibile, possiamo immaginare e produrre tutti gli arrangiamenti alla nostra composizione farla essere un concerto in ogni dove.

Ecco un racconto.
Giorni che ci lavoro. Oggi è lunedì. Di pomeriggio prove in teatro. C’è un sole pazzesco mi sono appena fatto una corsa in spiaggia a cercare un tizio. Ho sentito Lora per le registrazioni, mi sembrano buone, c’è da sistemare qualche piccolo particolare. Giovedì sera si debutta. Uno spettacolo di musiche, interpretato da sconosciuti, un attimo prima, un attimo dopo star. Mi sembra al momento una grande incognita. C’è in campo una leggera incoscienza come brezza mattutina, non c’è bisogno di una felpa è solo frizzante. Gabriele ha quasi ultimato le scene. Per questa occasione montiamo un nuovo sipario. Tutto rosso con al centro la scritta “se l’acqua è poca la papera non galleggia” una sfida al direttore e i suoi continui ostacoli. Chicco nel frattempo è per i fatti suoi, gli aiuti in campo su cui contare ci sono e sono Camillo, Valeria e Massimo oltre a Lora e Simone. Oggi è martedì, abbiamo deciso di fare una riunione a pranzo per organizzare la prova generale di domani. Abbiamo convocato tutti. Ci troviamo stasera in teatro a mezzanotte per fare le luci. È un anfiteatro da 800 posti un palco abbastanza grande e un boccascena infinito. La dotazione luci è scarsa. Solo circa 12 corpi illuminanti vecchia matrice tra esterno e prima americana. E solo 8 proiettori per tagli e controluce. Dobbiamo trovate tutte le soluzioni possibili per illuminare bene ogni scena, l’angolazione è importante. Sera. La discoteca è molto vicina al teatro. Arrivo da lì, ho preso un paio di birre. Tra una cosa e l’altra è già l’una. Iniziamo a lavorare. La serata è piacevole, si sta benissimo. Ci sono alcune persone che stanno aspettando noi, vogliono vederci lavorare. Gente simpatica. Fa piacere organizzare, costruire movimenti, fare un qualcosa di preludio allo spettacolare quando c’è già un pubblico. Mi da una forza incredibile, sento quel calore umano che è già spettacolo in quanto frutto di una seduzione della cultura manifesta. Secondo me dovrebbe essere sempre così. Alle 2:30 arriva a sorpresa un gruppo di ragazzi belli e allegri, aggiungo generosi, che ci porta un po’ di cose buone. Un vassoio con cornetti, bombe alla crema, graffe. Sono quei momenti dove un bomba ti sembra un confetto, la mangi in 5 secondi. Alle 3 finalmente si fa vivo Chicco. Ci dice che ha avuto bisogno di scappare un giorno e per farsi consolare ha un bottiglia di Jagermeister ghiacciata, con bicchierini, goduria, ne bevo tre. Grazie. Alle 3.40 quasi 4 l’anfiteatro inizia a svuotarsi. Piano piano la gente va a dormire. Sono le 5:30 dobbiamo smettere sta albeggiando. Pausa caffè, ci vediamo alle 9.30 in direzione. Buon giorno

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