Francesca

Francesca: evolutiva, resistente, spaesata, seria, viaggia con la fantasia tradendo quando capita i molti autentici interessi, la fretta e la distrazione a volte ti consuma. Ti piace essere coccolata

 

 

 

 

  • Una finestra o un sipario qualcosa di apre con grande entusiasmo, l’insospettabile, la gioia. Una doccia in un campo arido, un giro di caramelle a gioiose gioie. La preparazione prima di una gara, la sfida pensata. Le luci dell’alba, i sogni sognati. Una preghiera che arriva da altri e rimbalza su ogni cosa, urla “è un nuovo giorno”. Mi alleno e mi alleno fino a essere il mio allenamento. Il susseguirsi, è l’evoluzione di un pensiero che cresce con tutto ciò che sono. Essere più giovane di quanto potessi mai pensare. In campo a giocare. Superare l’ostacolo e ripartire. Divento un’ammaliatrice di serpenti in uno spettacolo più per me che per altri. Incontenibile resistenza all’abbondanza.

 

 

 

 

  • Che paura quando ci penso, quando rientro in un mondo magico che esiste e che io credo che non esista. C’è quella emozione ogni volta che mi fa dire tanto e vorrei dire meno. Essere al centro ed essere me stessa senza filtri solo me stessa, indissolubile sentire esagerante. La potenza è potenza quando è voluta, lavorata, studiata, cercata. Una altalena è la mia infanzia, i miei ricordi fermi su quell’ondeggiare. Stupire, sempre voglia di stupire e andare avanti e stupire. Esiste tutto dentro il mio essere femmina camaleontica come nel miglior spettacolo di danza acrobatica in acqua. Un buon bicchiere di vino

 

 

 

 

  • Travestirmi anche solo per andare a comprare il pane. Spettacolo di ogni mattina dove non so chi sono e dove mi trovo. Poi riprendo forze e il caffè è caffè del mio motore. Una catena di montaggio come se avessi lavorato da operaia. Il rock è la preghiera arrabbiata e spaesata. Ecco a volte lo sono. Spaesata. Indosso un bell’abito e nessuno se ne accorge. Il mio gatto mi conosce e sa cosa penso. Questo mi basta. Turbine di interessi. Mi fermo e mi siedo su una panchina a guardare il mondo che gira attorno a me. La primavera è la stagione che preferisco perché dopo il grande freddo rinasce ogni cosa. Sembra un cartone animato è la mia vita, mi stupisco e più mi stupisco più ballo e più urlo. Nell’urlo emerge la mia serietà, le mie scelte: tutte qui davanti a me come nella vecchia credenza.

 

 

 

 

  • Appena preso un uovo nel pollaio, è caldo e non vedo l’ora di mangiarlo. Quasi quasi ne prendo un altro e un altro ancora. Il mio aspetto da ingorda è incontrollabile quando scappa dal mio controllo. Nessuno mi può fermare, il mio decidere è irrefrenabile. Pausa e si riparte, pausa e si riparte, pausa e si riparte, ogni volta è così. Sembra che viaggio invece sono ferma qui ad aspettare. Viaggiare l’ho fatto, ma viaggiare con la fantasia lo preferisco

 

 

 

  • Che ora sono? Non sopporto la televisione se sono di cattivo umore. Alla ricerca delle mie amiche. E di chi mi consola, che vuol dire poi essere consolati. È fare finta di niente e se dovesse succedere soffrire a denti destri. Meno male che ci sono le mie amiche, il bar, i luoghi dove posso distrarmi. Sono solo distrazioni. Voglio riprendere ad allenarmi e trovare in me i miei amici poi allargo lo sguardo mentre accendo la radio ed entro sotto la doccia ballando. Per dirla alla Giorgio Gaber: shampoo!

 

 

 

  • Una poesia su un foglio unto e stropicciato, tu la leggi a me ed io ascolto senza capire bene. Ti chiedo di rileggere. La fretta a volte mi consuma ed io poi consumo lei. Una ricarica continua che sa di dolcezza e bacio della buonanotte

 

 

 

  • I vicoli dove mi perdo, mi piace nascondermi. Mi piace essere di Spagna, di Andalusia, o di uno sperduto Messico di altri tempi e di altre culture. Ho sempre amato carnevale e allo stesso tempo un bagno caldo vestita in un infinito viaggiare con la fantasia a cavallo della luna. Non esistono città ideali per me, esiste il paese, la voglia di conoscere tutti e rapportarmi con il modo mondo senza confini senza privazioni. Da una fontana esce gassosa e ridiamo e beviamo. Il suono di un vecchio carillon che ho sempre detestato che si è trasformato in un cantastorie ed ho iniziato ad apprezzarlo. Stasera è il momento giusto per una rilassante partita al gioco delle carte, tante figure tante possibilità. Trovo sempre la combinazione giusta mentre sono distratta. Che mi frega mi amo quanto basta per rinnamorarmi di nuovo

 

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