“La politica e il malaffare decisero che San Berillo doveva morire, per il bene della città. Così macinarono esistenze e crearono il ghetto che è ormai diventato inaccessibile”.
Il quartiere di San Berillo, a Catania, fu raso al suolo a
partire dal 1957 a causa di un’operazione di sventramento urbanistico. Nel
1956 furono dati i primi colpi di piccone, avviando la distruzione di circa
240.000 metri quadri di area urbana per far spazio a un nuovo assetto edilizio. L’intervento
mirava a creare un grande asse viario, un lungo viale, che da corso Sicilia e
corso Martiri della Libertà avrebbe dovuto attraversare l’area del quartiere
fino alla stazione.
Mi colpisce il “avrebbe”.
Il teatro di Gisella Calì prodotto da Città Teatro Catania, racconta questa vicenda in quadri dal profondo sentimento nel suo contesto naturale, il cortile dell’Associazione Trame di quartiere. Abbiamo assistito ad una premiere che è stata a sua volta anticipata da una esplorazione del contesto guidata e partecipata dall’autore Domenico Triscritta da Piazza Stesicoro fino a Via Pistone 59.
Quanta musica in ogni spettacolo di Gisella Calì, ogni occasione per partecipare il suo sentire e portare alla ribalta brani di cui a volte si sono perse le tracce, è sempre molto interessante. Le armonie e le suggestioni che mi son portato a casa sono tante: Gloria, Voglio vivere così, Carmè, Pippo non lo sa, Mambo Italiano, È primavera, la romanza Musica proibita, Ma l’amore no, La spagnola, Il Pericolo Numero Uno, Però mi vuole bene, Nun te scurdà/Core ‘ngrato, Parlami d’amore Mariù, Vivere, Volare, Bravi ragazzi, Tira a campare…
Gli attori, tutti bravissimi, Cosimo Coltraro, Carmela Coltraro, Carmela Buffa Calleo, Giorgia Morana, Daniele Caruso, Axel Torrisi, Alessandro Chiaramonte. Apprezzati continui cambio d’abito, una frenesia che ci arriva leggera in una abbondanza di contenuti che è la cifra stilistica della regista.
Un musical che porta momenti intensi e romantici di un quartiere prima e dopo la distruzione, la deportazione delle vite di decine di migliaia di persone, che vivevano a San Berillo, tra queste la famiglia dello stesso autore. Vorrei dire di ognuno qualcosa, mi basta scrivere coralmente della loro generosità, del loro talento tra recitazione, canto e danza sono arrivati al pubblico che li ha apprezzati e applauditi.
Faccio menzione oltre che alla Senatrice Lina Merlin, alla donna Assessore che ci spiega “Heterotopico” aggettivo che indica una condizione in cui un tessuto, un organo o una cellula si trovano in una posizione anomala, diversa da quella normalmente prevista o anatomica. È un monologo imperdibile esilarante all’interno dello spettacolo “un monito per le future generazioni, certo signorina, ci da l’idea di quello che era il quartiere (…) noi signorina, nella mia persona, non facciamo di tutto il fascio un erba, gli abitanti erano di una povertà definitiva (…) qui che arriva la politica dal volto umano nella mia persona, signorina, modestamente (…) uno spazio heterotopico, u capiu signorina? con una parola alla portata di tutti, perché ha in sé diverse identità, gliele spiego una ad una: i buttani, lu bestia, l’attraversatore occasionale e il turista che ci piace perdersi (…) c’è una condizione signorina, tutti gli elementi indecorosi devono restare confinati l’addentro in questi palazzi senza tetti, in queste case senza servizi igienici, in queste stradine colme di spazzatura e angoli maleodoranti (…) nei secoli dei secoli… Questa interpretazioni in forma magnifica sono di Carmela Buffa Calleo che stimo e che arriva al pubblico più che mai.
Per la bellezza della recitazione e della playlist L’ORO DI SAN BERILLO potrebbe diventare un radiodramma come si usava anni fa in Radio RAI, o il podcast di uno spettacolo fruibile dovunque.
A volte 90’ non bastano per godere di una esibizione, va
riportata alla memoria. Va soddisfatto e amplificato il grande lavoro di organizzazione
e produzione.
Domenico Trischitta “questo è il sogno di mio padre, il sogno di com’era questo quartiere, è gusto che rinnovi la memoria di San Berillo”
Gisella Calì “oggi gli attori e i tecnici sono stati meravigliosi nell’affrontare questo lavoro in una struttura diversa. Quello che ci ha trasmesso essere nel cuore di San Berillo è una emozione fortissima. Vorrei ringraziare la Cooperativa Trame di quartiere che fa un lavoro incredibile”
Cooperativa Trame di quartiere “grazie e complimenti di cuore per aver deciso di farlo qua perché per noi è emozionante . Facevamo qualche video e pensavamo come può essere utile per tutti i temi che stiamo affrontando adesso. Questo spettacolo è una occasione per dire quello che facciamo qui in una forma d’arte”
Gian Maria Cervo “grazie ad un dialogo di tutti gli attori di questo progetto, la compagnia è meravigliosa, e grazie a Gisella che fa un lavoro incredibile. Arrivo qua attraverso una serie di associazioni e di amici catanesi. Una realtà che è finanziata dal MIC da tanti anni e che lavora in varie periferie delle città metropolitane in Italia. Oggi mi porto a casa un lavoro fatto sul territorio nel territorio, l’idea che il contenuto e il contenitore sono fortemente legati fra loro e generano significato per la gente del luogo. Qui fuori c’erano persone della comunità senegalese che stavano a parlare, che hanno sbirciato lo spettacolo. Per portare tutte le comunità che coesistono all’interno di un quartiere a vedere questi spettacoli abbiamo bisogno della polifonia, di mescolare elementi diversi, la cultura alta e la cultura bassa, ovvero le varie culture etniche e le varie comunità. Questa è per me la direzione”
Anche per me questa è la direzione.