Biumor 2020

Un interessante iniziativa culturale che va avanti dal 1961, arriva da Tolentino, città delle Marche. Ho seguito le due serate online dell’edizione 2020 che inizia con un tono di autentica allegrezza con immagini di repertorio, opere d’arte, del teatro Vaccaj e della città su cui fa da colonna sonora “Guardo gli asini che volano nel ciel”. Il motivo che si rifà alla divertente canzone “A Zonzo”, di Ernesto Bonino, cantata in questo caso da Alberto Sordi nell’edizione in lingua italiana del film “I diavoli volanti” con Laurel & Hardy (A. Edward Sutherland, 1939).

Su YouTube ho trovato una piacevole versione del Trio Marrano che vi invito ad ascoltare

Che cosa ha a che fare la stupidità con il pensiero critico?” È nella natura della stupidità disorientare la filosofia. Attraverso il linguaggio della comicità e dell’ironia è stato tracciato il confine tra un pensiero profondo e una abissale idiozia. Nella stupidità c’è qualcosa che si sottrae a qualsiasi analisi cognitiva.

Il programma molto ben organizzato offre una serie di interessanti contributi video e testimonianze che presentano esempi attraverso il linguaggio che più si avvicina a questo contesto, quello della comicità e dell’ironia.

Il punto di inizio “I soliti ignoti” film del 1958 di Mario Monicelli, musiche di Piero Umiliani

Se l’intelligenza è la capacità di connettere, di collegare le cose. Se l’intelligenza è la capacità di trascendere le situazioni. Se l’intelligenza, come dice la parola stessa, è la capacità di leggere dentro. Ed è quindi l’eccedenza del possibile sul reale. La stupidità è esattamente il contrario. La stupidità è l’incapacità di penetrare all’interno delle cose, l’incapacità di stabilire rapporti, collegamenti, e, semplicemente, l’aderenza ad uno stereotipo che prescinde dalla realtà e dalla sua comprensione” Marcello Veneziani

Il tema è che la stupidità di Alberto Sordi è un difettivo del reale. Questo è il modo con cui Alberto Sordi concepisce la stupidità. E allo stesso tempo il cinismo è un eccessivo del reale. Ma perché questi due piani, difettivo ed eccessivo rispetto al reale. Perché Alberto Sordi non riesce, da un punto di vista esistenziale, ad adeguarsi al reale. Questo è il tratto particolare che rende Alberto Sordi, unico. Non c’è un adeguarsi al reale. La comicità di Alberto Sordi non è una comicità ironica, rispetto al reale. Non è una comicità dissacratoria, rispetto al reale. È una comicità di disagio” Salvatore Patriarca

Chi sono, a questo punto, gli stupidi? Gli spettatori che non capiscono le opere? O quelli che invece si sforzano di attribuire un valore ad un qualcosa che non ce l’ha. Sono stupidi gli artisti perché prendono in giro lo spettatore inesperto o perché credono di aver realizzato un’opera d’arte, di valore. Sembra facile, in prima battuta, muovere guerra alla stupidità e averla vinta. Ma la stupidità spesso si rivela imprendibile, tenace e logorante. Essa, per esempio, non è detto che manchi di vigore. E anzi, come ha sottolineato Nietzsche, “proprio nel vigore si nasconde una buona dose di stupidità”. Tommaso Ariemma

Franca Valeri ha rappresentato l’idiozia degli intelligenti e non la stupidità degli stupidi. Franca Valeri ha rappresentato un fatto specifico. E cioè, non è sempre vero che stupido è chi lo stupido fa. A volte stupido è chi l’intelligente fa”. Simona Sciandivasci

 

Allegria, allegro. L’aggettivo viene dal latino Alacere. Ha qualcosa di frenetico nella sua etimologia. Ha qualcosa a che vedere con un modo di sorvolare i problemi che è quello che esattamente quello che Giuliana mette a servizio con la sua storia con Pietro. Lei è una donna povera. Ci sono in effetti in ballo questioni che riguardano il rapporto fra l’uomo e la donna. E lo riguardo in maniera molto profonda e violenta, se vogliamo. Nel senso che siamo a metà degli anni ’60 e si parla di aborto. Si parla di aborto in un tempo in cui l’aborto è illegale. Si parla anche del dolore di questa esperienza”. Ilaria Gaspari

Nel teatro greco tanto il riso, quanto il pianto sono mezzi per raggiungere il Mathos, la conoscenza. Il comico Socrate sospeso per aria dentro una cesta, non è da meno del tragico Edipo che si acceca con la fibbia della propria cintura. Sarebbe fuorviante, tuttavia, ridurre la specie sensibile della commedia all’italiana al solo registro tragicomico. La chiave che ci consente di accedere all’interno dell’officina mistica di questo straordinario genere cinematografico forse è offerta dall’aggettivo che accompagna il sostantivo. Un aggettivo che ne rilevi il lato oscuro, tragico, forse disperante. È italiana questa commedia perché dell’Italia svela impudicamente il maligno sortilegio che l’artiglia”. Andrea Panzavolta

Dalla metà degli anni ’70 che qualcosa nel canone della commedia all’italiana inizia a cambiare. E inizia a cambiare con due film. Con Amici miei e Fantozzi. Questi due film segnano un nuovo momento per la commedia all’italiana. Chiamiamola semplicemente commedia italiana. Perché i loro protagonisti sono diversi, sono piuttosto cinici, disincantati. Sono anche piuttosto avari. Insomma c’è qualcosa di diverso. Questo cambiamento continuerà dalla seconda metà degli anni ’70 fino agli anni ’80. Ci sono dei picchi, non è un interruttore, non è che si spegne la commedia all’italiana. Ci sono degli episodi, dei picchi. Per esempio La Terrazza di Ettore Scola del 1980 perfettamente ascrivibile alla storia della commedia all’italiana e non sarà l’unico film, ce ne saranno anche negli anni ‘80” Gabriele Ferraresi

Al contempo Gigi Proietti è l’attore più tipico del teatro e dello spettacolo italiano e anche in un certo qual senso il più atipico nella sua infinita grandezza. Il più tipico perché appunto quando per antonomasia noi pensiamo ad un uomo di spettacolo del ‘900, in particolare del secondo ‘900 e dei primi anni del 2000 in Italia, noi pensiamo a Gigi Proietti. Però questa sua grandezza, il fatto che sia, appunto, l’attore di teatro più rappresentativo del suo tempo, senza dubbio, si basa a sua volta su una sorta di atipicità di Proietti come uomo di spettacolo. E tale atipicità consiste nella commistione, del tutto inusuale nella cultura italiana, di vari generi di vari approcci alla cultura teatrale che invece in Gigi Proietti diventano un tutt’uno, un unicum. Questo unicum è dato dal fatto che egli in maniera del tutto naturale mise insieme ciò che invece, appunto, nella pratica e nella cultura teatrale, intellettuale, italiana, solitamente è disgiunto. Vale a dire, il dramma e la commedia. Intendo che la comicità di Gigi Proietti non è mai lontana da un senso profondo di quella che è una attitudine teatrale a quelli che sono i moti più profondi dello spirito e similmente quando egli porta in scena dei suoi monologhi drammatici c’è sempre una apertura sul lato comico” Cesare Catà

La stupidità ha ridicolizzato il buon senso. Dal saggio editoriale Le leggi fondamentali della stupidità umana di Carlo Cipolla prende avvio la seconda serata di Biumor 2020 il festival organizzato da Popsophia nel Teatro Vaccaj di Tolentino

All’inizio degli anni 70, Carlo Cipolla aveva preso ad occuparsi di epidemia e studiava in particolare come gli uomini del ‘600 cercavano di fargli fronte. Per un decennio si occupò quasi solo di epidemie scavando nelle carte di archivio piccole storie esemplari. Una di questa, pubblicata nel ’76, come le leggi, si intitola Chi ruppe i rastelli a Monte Lupo. Racconta una storiaccia di quarantena proclamata e violata a Monte Lupo Fiorentino durante la peste del 1630. Il succo era che il parroco, nonostante i divieti dell’autorità sanitaria aveva voluto portare in giro per il paese un miracoloso Crocefisso seguito dall’intera popolazione con una processione finita poi a cene e bevute. Più tardi una allegra brigata aveva forzato la porta del paese e se n’era andata a bisbocciare nella borgata vicina. Si vanificava così l’unica difesa che si avesse allora contro le epidemie. Cipolla non mancò certo di riflettere su questi comportamenti, che sono forse quei fatti che gli suggerirono di scrivere, o almeno di riesumare dal cassetto le leggi. Andatevi a rileggere la terza e aurea legge fondamentale. Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona o a un gruppo di persone senza nel contempo realizzare nessun vantaggio per sé, addirittura subendo una perdita” Ugo Berti

La stupidità per dimostrare la sua propria funzione espressiva, il suo proprio valore, il suo autentico significato deve essere portata all’estremo, e ovviamente attraverso il parossismo espressivo, e perciò attraverso l’estremizzazione della stupidità si arriva ovviamente alla demenzialità. Perciò una stupidità che smentisce se stessa perché estremamente intelligente, Cochi e Renato ce lo insegnano, con Una canzone intelligente, viene dichiarato nel titolo e smentito all’interno della stessa canzone. Perciò si tratta di un elemento particolarmente sofisticato che si trova in moltissimi episodi della musica sia internazionale che italiana. Soprattutto perché, grazie a questa strategia dell’estremizzazione, del parossismo, perciò della stupidità volontaria, la stupidità che si dichiara in quanto tale. Questo tipo di tradizione musicale ad un certo punto comincia a sfidare i generi consolidata dalla popolar music. E diventa meta testuale”. Alessandro Alfieri

Il lavoro che la filosofia fa sulla stupidità, è un lavoro che la filosofia fa a partire da una condizione di stupidità che alberga nel vivente umano compreso il filosofo. Quando si dice che la filosofia comincia dallo stupore, non si dice altro che questo. La filosofia parte, si costituisce a partire da una condizione di stupor, che vuol dire sia stupore sia rimanere a bocca aperta dell’istupidimento dello stupido. C’è una dimensione di passività nello stupor, nello stupore. In latino stupor in corpore non è altro che l’indolenzimento del corpo, il fatto di non muoverlo più. O lo stupor lingue non è altro che l’incapacità di parlare. A partire da qui da qui la filosofia con un tentativo di superamento dello stadio di stupidità e stupore che alberga nel vivente umano come condizione di passività”. Simone Regazzoni

Etimologicamente lo stupido è uno che prende atto di aver scoperto di una cosa che fino a quel momento non conosceva e ne prova meraviglia. Alla fine non è così male essere stupidi. Abbiamo peraltro sempre pensato alla stupidità degli stupidi, alla stupidità degli incolti e molto meno alla stupidità dei colti. Eppure esiste anche questo problema. Ci sono molti scienziati, intellettuali, pensatori che ritengono di aver investito così tanto tempo nello studio della loro disciplina, da essere arrivati ad una sorta platò della conoscenza. So tutto non mi serve continuare a studiare. E già questo di per sé è grave, perché una delle basi del pensiero scientifico è che non si arriva mai a mettere punto finale. Si continua sempre ad approfondire, c’è sempre qualcos’altro da studiare” Vera Gheno

“Quando diamo dello stupido a qualcuno spesso stiamo soltanto dicendo, ecco la seconda cosa che esprimiamo, tu sei diverso da me, tu sei distante da quello che io vorrei essere, sto rafforzando la mia appartenenza alla città delle persone non stupide. Ecco stupidità è un termine paternalista che designa la mia superiorità. Ed è per questo che stupido è sempre l’altro. Oggigiorno la stupidità è una accusa che viene lanciata a destra e a manca. Oggi viviamo l’epoca del blastaggio in cui al netto delle posizioni, al netto dei contenuti, al netto delle obiezioni e delle argomentazioni colui che non la pensa come me è uno stupido, è un idiota. E quindi cerchiamo quelle figure anche mediaticamente, che blastano. Quindi non che ci insegnano come la nostra posizione sia sempre insufficiente per confrontarsi con il mondo” Riccardo Dal Ferro

Appena uscito un libro di Carlo Rovelli sulla fisica quantistica. Una rivoluzione pari a quella copernicana. Una idea di realtà che non è quella che abbiamo sempre avuto, ma è una realtà fatta di informazioni e connessioni. Di cose che sono connesse fra di loro. Solo in quella connessione assumono visibilità. Cosa c’entra con la stupidità, c’entra moltissimo. Secondo Rovelli questa teoria può essere applicata a tutta la realtà, a tutto ciò che vediamo, che osserviamo, chiamando in causa il ruolo che ha l’osservatore. Niente di nuovo per un verso. Se questa cosa diventa la teoria principe della fisica, qualcosa di rivoluzionario c’è sotto, che riguarda anche la filosofia, la politica, il linguaggio, la sociologia, un po’ tutto. E anche l’analisi politica, perché leggendo questo libro mi è venuto in mente quello che è successo in Calabria rispetto la sanità” Angela Azzaro

Veniamo educati, ed educate a fuggire dalla stupidità e quindi a sperare che nessuno ci scopra che siamo stupidi, che scopra quindi che siamo ignoranti. Perché la stupidità nel nostro mondo ha un valore negativo. E quindi bisogna prendersi sul serio e cercare di confermare costantemente la nostra visione del mondo. E di scoprire di si, che effettivamente abbiamo ragione. Ecco questo fuggire, questa fuga dalla stupidità, è stupidità. Significa non rendersi conto di quanto le nostre conoscenze sono limitate, di quanto la nostra visione del mondo non è oggettiva, di quanto ci creiamo, nel corso del tempo, soprattutto crescendo, una descrizione delle cose che è la nostra descrizione delle cose, che è solo la nostra di prospettiva, che è una prospettiva limitata, e che come prospettiva umana è sempre falsa. Si può essere stupidi da stupere, e cioè dall’essere stupiti, all’essere stupefatti, dal mondo, dall’accogliere l’urto del mondo. Intelligenti nel senso di intus legere, leggere dentro. E cioè soltanto se tu accogli l’urto del mondo, riesci ad entrare nel mondo. Soltanto se ti lasci attraversare, poi sei al centro della tempesta, riesci a metterti li, dove non ti lasci travolgere dal tornado ma osservi criticamente e consapevolmente quello che accade. Il problema della nostra condizione attuale e che non abbiamo il lusso di abitare la posizione dell’altro e quindi chiunque non la pensa come noi è un illuso, è uno che non è sveglio. Oppure che è un complottista. Di conseguenza non abbiamo più la capacità di sentire l’altra persona. Perché è relativamente importante dov’è che sia la verità assoluta” Andrea Colamedici e Maura Gancitano

L’aula virtuale o meno è quel magico mondo che forse per primo in vita ci sente definire stupidi. Di solito in corrispondenza ad un atteggiamento ironico, oppure perché rifiutiamo il nozionismo, oppure per incapacità di applicare un certo set di abilità ad un certo problema da risolvere. Io per dire sto ancora a rota sull’ipotenusa sui cateti. Se ci rimaniamo dentro all’aula, abbiamo un altro esempio recente di preclara stupidità. Il consiglio d’istituto del Manzoni, liceo milanese, che fino ottobre 2020 comunica, salvo poi ritrattare, di voler riservare i posti in aula ai soli studenti con la media del 9 usando come foglia di fico, ovviamente l’emergenza sanitaria. Perché non basta tirare dentro solo i fighetti della città. Vogliamo mettere espressamente uno sbarramento elitario che contraddica le stesse finalità della scuola. Il diritto costituzionalmente tutelato ad una istruzione egalitaria accessibile a tutti”. Domitilla Pirro

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Adulazione

 

LILY COLLINS – photographed for The Laterals – October 2020

Mi è stato chiesto di narrare una caratteristica sempre al positivo in una donna.

Mi rifermo, ripenso.

Ho scelto verità, espressione femminile.

Maschera, per te straniera.

Il mio sentire masochista, accolgo,

senza giudizio.

Ogni aridità, tutto ciò che mi piace di te,

talmente tanto che ho perso il conto.

Ci meritiamo?

Domanda, ambizione o affermazione.

Oltre il matematico la tua essenza è il mio infinito.

Il tuo amore ha chiamato il mio, più grandi di noi, senza i limiti che poniamo. Contingente contingentato, desideri.

Complici.

Ti ho conosciuta perché il mio sguardo ha scelto il tuo sorriso inconsapevolmente.

Più che bellezza, c’è affinità.

Il potere silente di ciò che ci fa crescere supera la logica delle parole o del fare. L’incontro è messaggio degli Dei.

La saggezza dell’irrazionale. Neanche so cos’è, la godiamo.

Le anime sanno perfettamente come fare.

I benefici accadono.

Nasce ogni cosa, figli della vita. Così è, ed è stato.

Così sarà. Seminare fiducia anche in mezzo alla tempesta.

Mamma di tutte le paure,

i tuoi pensieri sono un mare di pesantezza.

Trovare l’utile nell’inutile è molto intimo, inconscio. Determinato.

Accolgo.

Sembra pazzesco, come la drastica eleganza, bussola dei miei sentimenti.

Tormento.

Appagamenti.

La mia musica preferita è il divenire come l’ascolto.

Sono nel tuo mondo anche senza esserci.

Ciò che pensi non lo so, so che esisto.

Verità, musa al naturale, produci poesia.

Il mondo ringrazia, io uomo, tu donna.

Speranza

Feste Buone Feste

La comunicazione è un framework, la struttura, il contesto delle parole. Il 2020 è stato un anno tanto impegnativo quanto fantastico. Stamattina sto seguendo la premiazione online del Premio comunicatore dell’anno a cura della FERPI associazione a cui facevo parte e riferimento quando avevo l’azienda di comunicazione ed eventi dal 1988 al 2014. Mi sono soffermato a riflettere sull’intervento magistrale di Antonio Calabrò senior advisor culture di Pirelli. Calabrò dice “concentrarsi sulla sostanza delle cose”. Questo pensiero per me vastissimo lo dedico ad ogni mia conoscenza diretta virtuale e indiretta. Mi auguro che possiamo tutti apprezzare e approfondire di più le priorità delle nostre vite godendo di ogni scelta, godendoci la vita, creando valore e di conseguenza umanità; evolvendoci personalizzando ogni cosa per godere in relazione al mondo in cui viviamo prima di tutto famiglia i nostri sentimenti le nostre emozioni sono traducibili con i fatti con il piacere che traiano da ogni istante. Ho fede nel principio di causa ed effetto. Fiducia. Buone feste, buona armonia ed empatia 🤗

Energia

Ho scritto una nuova poesia che pur ermetica, aperta è un’opera d’arte, autonomia dei significanti. È il mio mestiere quello di chi scrive e fantastica come un ingegnere sia per passione sia per averne un reddito sia per la semplice creazione di valore. Strada spesso impervia. Molto. La realtà identificata con la parola, con lo spettacolo della messinscena è un lavoro come il panettiere. Il mio rito della mattina è l’ascolto delle mie playlist, meditazione. Sono un insieme di musica e appunti vocali dentro la memoria del telefono. Anche oggi prima e durante colazione. Tra queste arriva il riferimento a Maura Gancitano giovane scrittrice di Mazara del Vallo, fondatrice del progetto Tlon. Si occupa di filosofia e immaginazione, ricerca interiore, educazione di genere, letteratura. L’ho incontrata e intervistata da Open Catania spazio creato da mia sorella Paola. Per varie situazioni contingenti Open dovrà chiudere e spostarsi da un’altra parte. Dovrà? Questo mi fa sentire infelice e forse anche arrabbiato. A mia sorella ho proposto di provare altre strade, insistere anche legalmente verso la padrona di casa che non vuole fare il cambio di destinazione d’uso. I visionari siamo esploratori di nuove dimensioni, costruiamo nuove strade. Il filosofo, l’artista professionista spesso ha la difficoltà di redditizzare il movimento dell’anima che in forma culturale da benefici a chi lo recepisce, lo porta a casa, dall’altro a chi lo produce lo mette a disposizione con tutti i costi di cui necessita. Pubblicamente esorto mia sorella Paola Greco, me stesso, ogni persona che vive con passione, tutti i promotori di benessere culturale di resistere e andare fino in fondo con rinnovata fede e saggezza. Nel mondo ci sono i grandi contemplatori di aria fritta, gli stolti, i golosi di dolci che apparentemente trovano il loro spazio da chi si ciba di mangiare già consumato. Scrivo “apparentemente” perché per noi tutti umani I conti si fanno alla fine. L’arte autentica è l’esperienza espressione di una serietà, studio, e adattamento al cambiamento della società, dell’umanità. L’uomo da millenni gode di teatro, poesia, letteratura, arti visive. Invito chi mi legge a pregare, pensare al proprio impegno su qualsiasi fronte che esiste proprio in virtù della bellezza della natura componente primaria della naturalezza nel fare della propria vita una opera d’arte. L’esprimere di altri offre la posizione di ogni disciplinata determinata energia che ci appartiene oltre ogni ostacolo
Cavalco il silenzio
Tra questi artigli
Nascosto tesoro
Il mio, di tutti
Spazi indefiniti
Fermo, ascolto
Agire paziente
Risponde energia
Amore contemporaneo

Blue moon

Una volta mi disse (Mia Farrow) Non riesco a cantare quello che non riesco a provare

Ogni canzone di quest’uomo è in pratica un film di quattro minuti (Charlton Heston)

Agire

Da dove partono le cose? Da una decisione.

Un giorno come tanti altri. Felicità attraente. Avevo traslocato da una settimana riprendendo con la mia GH5 andirivieni di persone. Scene per un film che ho prodotto nel 2018. Oggi tre anni fa. La sera esco e vado ad una presentazione di libro, relatrice una mia amica. A lavori conclusi, stavo andando via non prima di aver salutato l’onesto gestore del bar e altri che stavano lì attorno. In quell’andare un incontro che ha cambiato molti miei orizzonti, li ha resi infinitamente belli e ricchi di ogni cosa. Gioia, sofferenza, amore, cultura, viaggi, espressioni d’artista, conquiste, chiarimenti, felicità, dubbi, infelicità, felicità, riscoperta di me e del mio ambiente, attenzione, pazienza, speranza, necessità, evoluzione, rivoluzione, fede.

È un infinito presente che con il coraggio condottiero illumina ogni cosa.

“La letteratura mi ha salvato. La letteratura anche se potrebbe sembra il contrario non dovrebbe mai essere limitata. Dentro ognuno di noi c’è sempre una battaglia che molto spesso è dolorosa. La scrittura è saper raccontare il nostro dolore anche quando ce ne vergogniamo”

Puoi rimanere qui finché ti va. (…) Quando vuoi cambiare strada e decidi che ritorni tu alla guida.

Esperienza

Fasi di una llluminazione

Ieri completo di scrivere una riduzione atti di un convegno per un uso teatrale. Lo inoltro a mia cugina saggia attenta studiosa e prof di filosofia che mi fa qualche commento. A questo reagisco indispettito con questo messaggio: Ho combattuto centinaia di volte contro chi bloccava il mio flusso di pensieri e di creatività. Hanno sempre vinto gli altri fino ad un po’ di tempo fa. Ho nel suo essere impercettibile una interiorità di artista che oggi è più forte della paura di non esserlo. Non capivo cone avvenivano le mie scelte di scrittura. Da ragazzo facevo punto e basta. Dopo il primo matrimonio mille pensieri bloccanti. Con il secondo matrimonio il crollo. Oggi dopo fatiche e fatiche mi sto rialzando e ascolto con gratitudine quella parte autentica e per altro surreale facendo presente a me stesso che sono un visionario e questo lo amo. Se qualcuno non mi capisce se ne facesse una ragione. Spesso nel lavoro di creazione come per semplice riesco ad affermare la mia idea dopo che liberata da sperimentazione è libera di dialogare con il pubblico. Dopo un importante step so crede di avermi capito forse lo è in parte. Desidero rappresentare la mia creatività assumendomi la responsabilità della stessa. Accetto collaborazioni da chi è in https://www.youtube.com/watch?v=7GO15mpPZVgsquadra con me e conosce i meccanismi e i processi la base delle idee che portano all’opera d’arte

Riflettendo che aveva ragione, senza tornare sul messaggio appena inoltrato e soprattutto senza tradire il mio pensiero, le ho inoltrato via WhatsApp un video, questo

Racconta la trasformazione di una sensazione in disegno. Ho aggiunto🥰 una faccina rappresentante attenzione gratitudine e amore

Dopo un pò, non contento ho filmato e inoltrato un video tratto dal film che stavo guardando dedicato a Herman J. Mankiewicz, leggendario sceneggiatore della Hollywood degli anni Trenta e Quaranta. Il film mette al centro al centro il Mank di uno strepitoso Gary Oldman, ex giornalista e critico teatrale del New Yorker e del New York Times che lascerà la Grande Mela per l’assolata Los Angeles dove, insieme ad un gruppo di giovani sceneggiatori, contribuì a fare di Hollywood la fabbrica dei sogni. Il film racconta che il ventiquattrenne Orson Welles (Tom Burke), dopo aver fatto invadere gli alieni in America, arriva come in una visione onirica a proporgli un patto: scrivere la sceneggiatura del suo primo film. Libertà totale e una sola regola: restare sobrio. Ah, e una postilla: il suo nome non sarebbe comparso sulla sceneggiatura. Il retrogusto di Quarto potere in cui si muovo gli uomini e le donne della Los Angeles degli anni Trenta vestiti dai costumi impeccabili di Trish Summerville. Tutti strumenti nelle mani del direttore d’orchestra David Fincher che li fa suonare all’unisono ma sui quali spicca la fotografia in un bianco e nero brillante di Eric Messerschmidt. Filmato in digitale, Mank è un film prodotto da una piattaforma ma che tende a ricostruire con fedeltà ossessiva l’esperienza cinematografica della golden age del cinema hollywoodiano grazie all’effetto fotografico della pellicola, alle inquadrature, al sonoro di Ren Klyce e alla colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Ross che omaggia il genio di Bernard Herrmann e il jazz. Mank è un film sul potere e su come possa essere esercitato a favore o a discapito di una parte. Se The Social Network raccontava la nascita di Facebook, potremmo azzardare che Mank ne racconta l’evoluzione in un film che racchiude tanti strati di lettura.

fonte https://hotcorn.com/it/film/news/mank-recensione-film-netflix-david-fincher-storia-vera/

Trailer italiano

 

Quindi stamattina sveglia e graiutudine con il brano It’s Ecstasy When You Lay Down Next To Me di Barry White

When we met, it wasn’t quite clear to me
What you had in store was there for only me
Silly, you know you took me by surprise
Then I turned and looked, I saw that message in your eye
There you were, I fell on the floor
The way you move, girl, only made me want you more
I did not know you had me hypnotized
There’s a movement of your body dancin’ in my eyes
I know I had to hold you and make you mine
Don’t want to control you just to have a good time
In ecstasy when you’re layin’ down next to me
Oh, no, no, ecstasy, yeah, when you’re layin’ down next to me
I find it hard for me to concentrate
If I don’t make my move, girl, it might be too late
I’ve got to make sure you don’t get away
After all you done, girl, to make me wanna stay
All my life I’ve been searchin’ for a star
Now my search is over and here we are
Livin’ in ecstasy, yeah, when you lay down next to me, yeah
Here in ecstasy, when you’re layin’ down next to me
I wanna hold you and make you mine
Don’t want to control you just to have a good time
Livin’ in ecstasy, well, when you’re layin’ down next to me
Ooh ooh wee, ecstasy, when you’re layin’ here with me
uh-huh
In this ecstasy when you are here with me, yeah
Oh, it’s ecstasy, Lord knows when you’re next to me, yeah
Fonte: LyricFind
Compositori: Ekundayo Paris / Nelson R. Pigford
Testo di It’s Ecstacy When You Lay Down Next to Me © Warner Chappell Mu

Dopo colazione una prima considerazione data da i miei due gatti sopra gambe mentre recito Daimoku come rito quotidiano da devoto della legge di cause ed effetto.

A seguire una piccola illuminazione

Mi volto e guardo casa mia, il mio salone

Da qui un messaggio a miei amici non solo di fede Buddista.

Buon giorno 🌞🙏Vi partecipo piccola esperienza di illuminazione. Mentre recito Daimoku mi sono voltato a guardare il mio salone dove a nord c’è il Gohonzon. Stamattina mi è chiaro quanto sia importante apprezzare ciò che abbiamo costruito che sia giusto o sbagliato, in linea o fuori linea, perché è il frutto di miliardi di micro e macro azioni. Soprattutto dal sentire di un artista, io, che vive il reale e lo trasforma in surreale. Spettacolo 🏘️🎪🌲

La consapevolezza del Karma. Continuo flusso di saggezza

Ho ripassato il concetto di karma e l’ho condiviso come azione di Kosen-rufu.

Karma in senso buddista viene spesso frainteso anche in oriente, dove ha una lunga storia ed è tuttora presente in numerose culture.
In passato questo principio è stato usato in modo negativo per far sì che i membri svantaggiati della società accettassero le condizioni di vita che si trovavano ad affrontare. Secondo questa interpretazione “rivolta al passato” loro stessi ne erano stati gli artefici, e la sofferenza presente non era che la conseguenza di azioni negative che avevano posto nel passato.

Così, giudicandosi riprovevoli e colpevoli della propria situazione, molti venivano presi da un senso di impotenza. Questa però è una distorsione del significato buddista di karma. Accettare l’idea del karma non significa vivere oppressi dalla colpa e con l’incertezza di non conoscere le cause passate della propria infelicità, ma al contrario significa avere fiducia che il destino è nelle nostre mani e che abbiamo il potere di trasformarlo al meglio in ogni momento.

Karma, letteralmente, significa “azione”. Indica il funzionamento universale di un principio di causalità simile a quello di cui parla la scienza, secondo cui ogni cosa nell’universo esiste all’interno di uno schema di causa ed effetto: “per ogni azione, c’è una reazione uguale e contraria”. La differenza tra la causalità delle scienze naturali e il principio buddista del karma è che quest’ultimo non si limita alle cose che possono essere viste o misurate: esso si riferisce anche gli aspetti invisibili o spirituali della vita, alle sensazioni o alle esperienze di felicità o miseria, gentilezza o crudeltà. In un discorso pronunciato nel 1993, Daisaku Ikeda ha detto a questo proposito: «Il concetto buddista di relazione causale differisce in modo fondamentale dal tipo di causalità che, secondo la scienza moderna, governa il mondo naturale oggettivo in quanto separato dalle preoccupazioni individuali dell’essere umano. Il rapporto di causalità, nell’ottica buddista, abbraccia la natura in senso più lato, comprendendo tutta l’umana esistenza. Per spiegare meglio la differenza, poniamo che sia accaduto un incidente o un disastro. Applicando la teoria di causalità meccanicistica si può indagarne e chiarirne le dinamiche, ma nulla si saprebbe sul perché proprio certi individui siano rimasti coinvolti nel tragico evento. Anzi, la visione meccanicistica rifiuta a priori tali domande esistenziali». Al contrario, il concetto buddista di causalità risponde proprio a queste pregnanti domande.

Originariamente la parola sanscrita karma indicava attività o funzione, ed era correlata a verbi che significavano semplicemente “fare”. Secondo il Buddismo, noi creiamo il karma su tre livelli: attraverso i pensieri, le parole e le azioni. Le azioni, ovviamente, hanno un impatto maggiore delle parole. Allo stesso modo, quando diamo voce alle nostre idee, ciò crea un karma più pesante rispetto al solo pensarle. Tuttavia, poiché sia le parole sia le azioni hanno origine nei pensieri, anche il contenuto di ciò che sentiamo e pensiamo è di cruciale importanza.

Possiamo immaginare il karma come il cuore della nostra personalità, come l’insieme delle tendenze radicate impresse nel punto più profondo della nostra vita. I cicli di causa ed effetto vanno oltre l’attuale esistenza: determinano il modo in cui iniziamo questa vita (le nostre particolari circostanze al momento della nascita) e continuano dopo la nostra morte. Lo scopo della pratica buddista è di trasformare la nostra principale tendenza vitale per realizzare pienamente il nostro potenziale umano in questa vita e oltre. Come afferma un antico testo buddista: «Se vuoi capire le cause del passato, guarda i risultati che si manifestano nel presente. E se vuoi capire quali risultati si manifesteranno nel futuro, guarda le cause poste nel presente».

Il karma quindi, come ogni cosa, è in costante divenire: creiamo il nostro presente e il nostro futuro attraverso le scelte che facciamo in ogni momento. Sotto questa luce, l’insegnamento del karma non incoraggia alla rassegnazione, ma restituisce il potere di diventare protagonisti nello svolgimento della propria vita.

Fonte https://www.sgi-italia.org/il-karma/

Per completare il tutto, prima di scrivere questo nuovo post sul mio blog, ricevo una mail da Typee che la mia poesia Buon Giorno sta per tornare in bozza perchè ha ottenuto meno di 5 voti. Interessante, opportunità di partecipare la mia esperienza anche a loro

Il 27 novembre scorso ho pubblicato una poesia dal titolo Buon giorno con la seguente descrizione. Il valore di ogni vissuto sta nell’essenza del valore e del cambiamento che lo trasforma in una esperienza che matura con le altre esperienze in una amicizia chiamata divenire. Oggi utilizzo l’opportunità e pubblico la stessa con un secondo verso

Ogni indomani

è

un oggi

più chiaro di ieri.

Nel dire

continua lo spettacolo

c’è

gratitudine e amore.