Il gesto impresso

L’opera d’arte nasce dall’attenzione, è un modo piacevole di restituire, poesia, passione a ciò che incontriamo. Pochi giorni fa ho dialogato piacevolmente con Fulvio, il mio insegnante di yoga, maestro reiki, che conosco da poco, tanto quanto basta a sentire che è una bellissima persona. La nostre è una piacevole interazione. Gli ho chiesto una selezione musicale alla quale ho lavorato oggi. In pratica rispondo con una mia teoria, approfondita nel libro “il gesto impresso”, o nel sito web omonimo, in cui do al contenuto musicale un significato, individuale e  rappresentativo dell’agire pensante. Un pensiero trascina l’altro a bordo della musica. Ogni brano musicale assume durante l’ascolto la modalità di quadro in movimento in cui la visione genera contenuti che si intrecciano al sound musicale. Oggi ho voluto condividere con Claudia, che collabora con me da qualche tempo, questa nuova esercitazione. Di seguito le fasi di quella che io chiamo la traduzione emotiva dell’ascolto musicale, in cui troviamo il link e a seguire una visualizzazione in modalità cangiate, fluida e autentica in funzione al proprio vissuto, in relazione a ciò che ascoltiamo. I contenuti sono del sottoscritto per tutti e sei i brani. Al terzo brano troviamo anche il contenuto di Claudia. In coda le restituzioni di entrambi.

Pink Floyd – Wish You Were Here

Incrocio di suoni, incrocio di chitarre. Siamo nel bel mezzo di una strada molto trafficata, un luogo dove tante macchine si incrociano, danno la precedenza e confluiscono ognuna verso la propria direzione. Ci sono alcuno pensieri protagonisti e sono quelli che pensano di più, quelli che guardano meglio degli altri perché sono attenti, perché descrivono la realtà, perché vivono la realtà. È un inno al potere, è un inno a ciò che si può fare. C’è una cadenza perfetta, una sensazione di marcia, una sensazione in cui un gruppo di persone si muovono verso la stessa direzione, e altrettanto fanno altre. Chi va a est, chi va a ovest, chi va a nord, chi va a sud. Il suono in questo caso è un semaforo, che da alternata la precedenza ad ognuna di queste direzioni. Ritroviamoci a questo semaforo, aspettiamo che scatti il verde, abbiamo pazienza quando c’è il rosso, immergiamoci in ciò che siamo. Il futuro è ciò che di più potente abbiamo, perché c’è il presente proiettato. Il futuro è il cinema creato da ciò che viviamo nell’istante in cui lo viviamo. La scena ci porta ad un agricoltore che sotto il sole o sotto la pioggia, semina con passione la propria terra. Vediamo il chicco che cade sulla terra e si fa spazio per generare natura.

Kashmir-Led Zeppelin

Quella marcia a cui siamo sempre abituati, quello scandire del tempo, quella foga da ciclista o maratoneta, si veste a nuovo. Abbiamo appena comprato una tuta nuova, è un piacere vedercela addosso. È tutto molto semplice, a tratti anche duro, ma il nostro procedere sa di coraggio e disciplina. Apparentemente duri, siamo sperduti come chi entra ad una festa e non conosce nessuno. Le sensazioni sono diverse, possiamo provare illusione o possiamo provare disillusione, giriamo attorno come una trottola e ci rendiamo conto che ciò che vediamo è un susseguirsi di stati d’animo, ne scegliamo uno. Scegliamo quello stato d’animo che ci intriga di più, ci avviciniamo e lo esploriamo. Siamo curiosi. Attiviamo un dialogo, lo attiviamo come se stessimo saltando su un tappeto elastico e in una diversa modalità usiamo il fantastico per arrivare all’altro che sta saltando con noi. È un’interazione che rappresenta il gioco della vita. È quell’allegria, quella sfrontatezza che ci siamo negati e oggi la raffiguriamo saltando. E mentre saltiamo marciamo, un esercizio complesso, intrigante, il saltare e il marciare, roba da circo. Siamo stupiti noi stessi che riusciamo a fare due cose contemporaneamente, e aggiungo una terza, perché saltiamo marciamo e cosa più importante sorridiamo. E cosa più importante dialoghiamo. Ops, Ops, Ops. Ad ogni salto c’è il nostro “Ops”, raffigura la cedenza il ritmo la tenacia. Ops, raffigura il gesto, quel simbolico manifesto che sia chiama rappresentazione: Ops. E continuiamo a saltare. Ogni salto c’è un colore nuovo, ogni salto c’è un pensiero nuovo. Si aggiungono altre persone, questo nostro fare ci avvince, avvince. Saltiamo oltre ogni retorica. La retorica che ci consuma e consuma. È una sfida, è una disciplina sfidante. È il nostro spettacolo al quale diamo un nome femminile: tenacia.

The Black Keys – Weight of Love

Un sintonizzatore, la ricerca della giusta frequenza è come un portachiavi pieno di possibilità d’apertura, soltanto una di queste apre quella porta. Entriamo in una casa che è la nostra, entriamo  in una casa che ci siamo costruiti. La casa che vogliamo noi, una casa dove ogni cosa è casa. Spazi, la  poesia degli spazi, prospettive diverse. Basta posizionarsi in angoli diversi su pareti opposte, arrampicarsi a una scala per guardare la stessa cosa in una maniera diversa. Questo è chiaro. Ci rivolgiamo a chi vive con noi, a chi si relaziona con noi, per comunicare il nostro viaggio, il nostro essere, la nostra esplorazione. Calma, amore mio. Ti verso, ti verso un verso, ti verso del vino in un bicchiere. Mi fermo a guardare quel bicchiere, all’interno c’è un vino rosso, lo guardo, mentre guardo te. La casa ci contiene, contiene le nostre speranze, il nostro presente e il nostro futuro, contiene quel vino, contiene l’istante in cui beviamo guardandoci. Questa casa è immersa nel mondo, questa casa fa parte dell’universo. Pulsa questa casa in un pulsare pulsante. La musica si intreccia. È una festa in cui c’è una convergenza di grande passione, di grande volontà. Che bello vederci contaminati d’amore, che bello vederci rigogliosi di passione. Che bello essere illuminati dal sole che nella sua accezione magica e stellata si chiama luna. (Salvatore)

Una macchina che viaggia  su una strada deserta. Il vento tra i capelli. La libertà, il senso di completezza di poter decidere la propria destinazione senza dover rendere partecipe nessuno. Riuscirò a raggiungere il mio obbiettivo? In questo momento non mi interessa, la mia testa è totalmente in balia della musica che si diffonde nell’abitacolo e che scandisce la mia marcia. I colori che prevalgono sono il giallo e l’arancione, è pomeriggio o forse è mattina? Attorno a me ci sono dei canyon e io sono l’unica macchina che li attraversa e che corre percorrendo le strade che come corsi d’acqua spaccano la pietra. Sono rilassata, niente può fermarmi in questo momento, c’è un caldo infernale, ma la cosa non mi disturba, è come se la mia mente fosse completamente staccata dal corpo, come se vaghi alla stessa velocità della mia guida. Arriverò? È davvero importante l’arrivo? È forse il viaggio quello che conta davvero? (Claudia)

Chris Isaak – Wicked Game

Hai presente quando esci dalla doccia tutto inzuppato, vuol dire che hai fatto la doccia, che cos’è? Cosa significa fare la doccia. Abbiamo avuto l’occasione di lavarci e dove l’abbiamo fatto questo? Ci siamo docciati a casa nostra, c’è freddo, caldo? Ci siamo docciati al mare? C’è freddo, c’è caldo, l’acqua è fredda, l’acqua è calda? Ci siamo docciati a casa tua, ci siamo docciati in palestra, ci siamo docciati perché abbiamo giocato a spruzzarci l’acqua? O ci siamo docciati senza esserci docciati? Questa è la sensazione che mi piace esplorare. Mi sono docciato? E non mi sono docciato, oppure mi sono docciato e non mi sono docciato? Quello che desidero è soltanto una sensazione di freschezza con te, è una sensazione che si accosta molto all’erotismo, inteso come infinito atto di libertà e godimento.

It’s the end of the world – R.E.M

Punto, cioè essere in movimento prima del movimento stesso, punto. È l’immagine dell’euforia senza euforia, è l’agitarsi più dello stesso movimento d’agitazione, questo movimento di iper-movimento rappresenta incomprensibilmente la staticità. Raffiguro il mio time lapse in cui l’unico ad essere fermo sono io. Che vuol dire fermo all’interno di un confluire, di un fluire, di un’agitazione in cui non trovo delle proprietà. Sono i pensieri di quest’era, è l’esagerazione dell’uomo manifestata in un’allegoria che si interroga quotidianamente su ciò che è e su ciò che vuol essere.

Attenti a quei due – Sigla italiana

Mi sveglio la domenica mattina perché è il giorno in cui servo messa. Sono un chierichetto. Sono un chierichetto devoto e appassionato del rito, della celebrazione, di tutto ciò che confluisce in essa. Seguo il mio maestro.

 

Restituzione di Claudia

Nebbia. Pioggia. Confusione. Nebbia mentale. Mente. Sogno. Quiete. Tempesta. Vento. Potenza. Invincibilità. Natura. Uomo. Donna. Amore. Casa. Letto. Famiglia. Bambino. Palla. Amicizia. Sorriso. Felicità. Delusione. Solitudine. Chiuso. Aperto. No. Si. Forse. Possibilità. Speranza. Ambizione. Successo. Presunzione. Arroganza. Tristezza. Buio. Nebbia.

È come un cerchio che continua a chiudersi, la nebbia conduce ad altra nebbia. È difficile che si riesca ad uscire da questa specie di girone infernale che ti fa sentire come in balia delle onde. Un mare agitatissimo, il senso di impotenza che ti assale. La felicità e la solitudine vivono in simbiosi. Si può essere veramente felici senza essere un po’ soli? Ci può essere felicità senza tristezza? Tutto esiste perché esiste il suo opposto. Si chiama equilibrio.

Restituzione Salvatore

Ho ascoltato sei brani. La logica comune, la visione che mi arriva forte è uno sguardo a ciò che ti circonda come un vigile urbano in mezzo ad un incrocio che regola il traffico. Un uomo che vive la sua vita in spazi ben definiti. Un uomo che riempie la sua vita saltando da un pensiero all’altro, dialogando da un clima ad un altro. Questi brani rappresentano, a parer mio, gli elementi primari della libertà in cui ci sfidiamo mai sazi di sapere chi siamo. L’elemento fondamentale è che abbiamo un maestro.

 

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