Le Madri

Il Korego Theater Group, è un progetto sperimentale che mette insieme attori e attrici di lingua italiana. “Il corego nasce proprio da l’idea del professore Monaco, perché era colui che creava, era il capo del coro, colui che trovava gli attori e i fondi per fare gli spettacoli nell’antica Grecia”. Un gruppo in continua formazione sotto la supervisione di Carmelinda Gentile, a sua volta attrice e regista che fonda questa compagnia nel febbraio del 2016 ad Amsterdam. Da allora la compagnia non si è mai fermata conquistando un notevole seguito di pubblico e andando in scena, non solo nei maggiori centri culturali dei Paesi Bassi, ma anche all’estero.

Il 2 giugno 2025 al Teatro greco-romano di Catania, Carmelinda Gentile ha diretto lo spettacolo “Le Madri” (Le supplici) di Euripide, inserito nel programma dell’Amenanos Festival. Tratto dalla traduzione del professore Giusto Monaco. “è il frutto di un cammino, di una promessa a più riprese”.

Scrivo a Carmelinda e le porgo alcune domande. Perché questo testo, che è stato rappresentato solo una volta al teatro greco di SR nel 1986, cosa ha portato a questa scelta “ho trovato questo testo dell’INDA, per caso, in un mercatino dell’usato in Olanda. Per me è stato un segno. Dieci anni, dissi, primo o poi lo farò! Un testo tradotto dal professore Giusto Monaco, che per me è stato un maestro. A lui è legata una promessa, mi fece promettere di portare sempre in alto il nome dell’INDA. Questo testo parla proprio del ricordo del rispetto per chi non c’è.  Un’opera corale che affronta con delicatezza e potenza i temi della perdita, della memoria, dell’amore e della resistenza. Un inno alla vita che continua, dedicato a tre contemporanei “presenti assenti”: Damiano Chiaramonte, Mirella Trombadore e Sarah Alicata”.

Quanto rispetto, quanta passione, quanto misticismo, e/o quanta necessità in questo allestimento “Misticismo, passione, necessità tutte, tutte. L’arte mi ha sempre salvata. Questo spettacolo nasce da un’urgenza profonda, da una ferita aperta, da una promessa silenziosa fatta a chi non ha avuto la mia fortuna. Questo progetto non ha sponsor: nasce solo dalla mia testardaggine, dalla volontà di trasformare il dolore in bellezza, e di rendere il teatro un luogo di cura e di verità, amare nella sua totalità”.

Cosa significa per te uno spazio grande di rappresentazione come questo “se parliamo di spazio riferito allo spazio di un teatro greco, sotto un tetto di stelle, dove danzano le rondini, per me rappresenta uno spazio dove deve avvenire un rituale sacro che è quello del teatro. Lo spazio grande ti permette di avere più immagini riempire quel mondo con più quadri. E lo spazio del teatro greco di Catania proprio perché è stato contaminato dal tempo lavora su più piani. Infinite possibilità e ogni possibilità è un’immagine diversa per il pubblico. Uno spazio così grande all’aperto significa libertà, sognare ad occhi aperti. Nel teatro al chiuso crei un’immagine legata alle luci, qui la crei con gli attori con il movimento scenico

Il pubblico è assorbito dal contesto e dalle dinamiche di un teatro antico che si muove con logiche contemporanee, non è sicuramente la prima volta. Gli attori specializzati nel canto della tragedia greca lo diventano attraverso una formazione e una scelta di repertorio. Tra il teatro e la tragedia ci sono delle affinità in quanto entrambi sono a servizio del pubblico. Per evidenziare questo mio sguardo a compartimenti vi chiedo di immaginare un tenore o soprano in teatro e un attore all’opera. Esiste una specialità che non va confusa.

Questo allestimento ci regala entusiasmo, buona volontà, grinta. Posso affermare che mi arriva un volere costruire e offrire una dimensione algebrica sofisticata come spesso la mette in campo il regista Paolo Sorrentino, la foto che Carmelinda ha scelto lo conferma.

Ci sono momenti che mi colpiscono, che mi porto a casa e su cui voglio soffermarmi.

La leggerezza e profondità interpretativa del musicista, cantante e attore Raffaele Schiavo che dona al contesto la sua polifonia vocale vibrante accompagnato dai musicisti Bruno Crinò, Giulio Nicolosi e Giorgio Rizzo.

Il corpo di ballo guidato dal coreografo Giorgio Napolitano.

Il dialogo prolungato tra Teseo (Giancarlo Latina) che mi sembra sfuggire non solo al ruolo, ma anche alle parole della madre Etra (Valentina Ferrante) che invece delinea perfettamente la sua porzione di scena.

Mi porto a casa l’efficace interpretazione dell’Araldo Tebano (Emilio Tafuri) inviato da Creonte, il re di Tebe, per negoziare la restituzione dei cadaveri degli eroi caduti. 

La genuinità del coro delle Madri (Rossana Bonafede, Egle Doria, Alice Ferlito e Laura Giordani, Doriana La Fauci) affiatate attrici e madri sulla scena che mi sorprendono e ci incantano quando cantano in siciliano restituendo l’appartenenza al progetto in cui io spettatore mi sento a casa, onorato di comprendere la comune suggestione.

Associato a loro un elegante, garbato Adrasto, re di Argo, (Francesco di Lorenzo) perfettamente in linea con l’allestimento contemporaneo dell’opera. Un’interpretazione decisa, a ritmo senza eccessi, con i giusti tempi. Sostiene e conduce le madri a supplicare il re di Atene, Teseo, per ottenere la restituzione dei corpi dei loro figli.

Altra sorpresa è l’arrampicata splendente come una poderosa regina Astrifiammante, con un impegno sia fisico che vocale. Atena (Chiaraluce Fiorito) che raccoglie la nostra attenzione anche se è l’unica a non essere microfonata.

Lo spettacolo dentro lo spettacolo. Il dialogo molto colorato e caratterizzato tra Ifi (Lorenzo Falletti) con sua figlia Evadne (Lydia Giordano) che si rifiutò di sposare Apollo scegliendo al suo posto il mortale Capaneo. Quando questi morì durante il rito funebre ella si gettò sulla pira decidendo di morire insieme a lui.

Per stare in tema del colore e componenti di amicizia, ecco il Messaggero (Paolo Toti) di cui premiamo la giovane esuberanza.

Carmelinda Gentile ringrazia tutti “un lavoro enorme, silenzioso, durissimo. Una compagnia unita e generosa, di compagne e compagni che donano la loro storia e la loro arte con generosità e presenza”. Il cast è formato da attori professionisti e da alcuni partecipanti al seminario, in un intreccio profondo tra arte e testimonianza, cura e creazione. “da sola non avrei fatto nulla. Quello che è successo è qualcosa di grande. Voi siete il miracolo”.

Chiudo questo racconto con il messaggio che mi è arrivato da Rossana Bonafede la quale fa un sunto che ci riporta alle parole di Carmelindaè stato un percorso spirituale perché c’era una commistione di cose strane. Il fatto di queste tre persone a cui abbiamo dedicato lo spettacolo, dentro lo spettacolo c’era la mamma della ragazza, che ha voluto partecipare perché per lei è stata una sorta di lavoro intenso dentro se stessa che le è servito tanto. Noi tutti molto legati, ognuno era nella voglia di donare. Abbiamo recitato con la coscienza che stavamo facendo una cosa benefica. Ogni giorno è stato qualcosa in più, un arricchimento spirituale”.

Mi è piaciuto lo spettacolo, ho salutato e ringraziato molti attori.

Una serata da incoraggiare. Ci auguriamo che il progetto prosegua perché altre repliche lo farebbero rodare.

Apprezzato il gesto di Carmelinda Gentile che in silenzio ha portato tutti sul proscenio ad uno ad uno favorendo per ognuno un meritato ringraziamento.

Bravi i tanti che hanno partecipato, bravi tutti, i tanti che hanno collaborato. Trovate l’elenco nella locandina che segue

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