Once more

 

Questo brano è pura voglia di reagire, di dire la propria, di vedere ogni cosa con i propri occhi, senza filtri. Non so se le parole del testo dicono, cosa esprimono. A me arriva l’anima della canzone, il suo vissuto, al sua energia. C’è una grande leggerezza e mi piace. E’ una passegiata da cartone animato come Mary Poppins quando si muove tra realtà e fantasia. Questo è raro e mi auguro che ognuno possa farlo, io sono abituato, è una modalità che conosco bene

 

Felicità

Una grande riflessione, una grande responsabilità, le verità fa rima con felicità, un grande atto di amore per sè. Scritta da Lucio Dalla qui riproposta con un arrangiamento molto particolare, se non si gusta subito non fa niente, ci sarà il tempo perchè questa magia possa arrivare, è per me una meraviglia come la eseguono Petra Magoni Voce e Ferruccio Spinetti Contrabbasso lo considero un capolavoro. Buon ascolto

testi e musica di Lucio Dalla

Se tutte le stelle del mondo a un certo momento
venissero giu’
tutta una serie di astri di polvere bianca
scaricata dal cielo
ma il cielo senza i suoi occhi non brilerebbe piu’
se tutta la gente del mondo senza nessuna ragione
alzasse la testa e volasse su’
senza il loro casino, quel doloroso rumore
la terra povero cuore non batterebbe piu’
mi manca sempre l’elastico per tener su’ le mutande

cosi’ che le mutande al momento piu’ bello
mi vanno giu’
come un sogno finito magari un sogno importante
un amico tradito, anch’io sono stato tradito
ma non m’importa piu’
tra il buio del cielo le teste pelate bianche
le nostre parole si muovono stanche
non ci capiamo piu’
ma io ho voglia di parlare di stare ad ascoltare
di contnuare a far l’asino di comportarmi male
per poi non farlo piu’
ah felicita’
su quale treno della notte viaggerai
io so che passerai
ma come sempre in fretta non ti fermi mai

si tratterrebbe di nuotare prendendola con calma
farsi trasportare dentro due occhi grandi
magari blu
e per doverli liberare

attraversare un mare medievale
lottare contro un drago strabico
ma di draghi, baby, non ce ne sono piu’
forse per questo i sogni sono cosi’ pallidi e bianchi
e rimbalzano stanchi tra le antenne lesse delle varie tv
e ci ritornano in casa portata da signori eleganti
cessi che parlano tutti quanti che applaudono
non ne vogliamo piu’
ma se questo mondo è un mondo di cartone
per essere felici basterebbe un niente
magari una canzone o chi lo sa
e non sarebbe il caso di provare a chiudere gli occhi
ma poi quando hai chiuso gli occhi chissa’ cosa sara’
ah felicita’
su quale treno della notte viaggerai
lo so che passerai
ma come sempre in fretta non ti fermi mai…

Fantasticherie

Non tutto si capisce, spesso perché non si ha il tempo, o perché non si ha voglia di farlo. È un continuo banco di prova dato dalla nostra vocazione, che per tanti si chiama volontà, agire, o natura delle cose. Paolo Fresu esegue Reveries. Questa musica è più di un’atmosfera, è l’accordatura del nostro lavorare da poeti, saltimbanchi, profeti dell’immaginario. Questa musica esprime fantasticherie, che solo gli elementi base per un artista. Sono i coriandoli, per tanti sono solo pezzettini di carta che volano, che portano gioia, per l’artista sono sempre l’incipit di un pensiero magico o di un sogno. È il sorriso di un bambino, di un anziano, di uomo o di una donna senza vincoli. È tutto ciò che non si può spiegare, che esiste. È la potenza che da potenza. È la capacità di discernere tra il vero e il falso, tra l’odio e l’amore. Gli artisti attraverso le fantasticherie illuminano il mondo e il mondo illumina loro. Nulla è scontato e nulla è facile, per ogni Mestiere, c’è un iter, una compito da svolgere. Importante che non ci si distragga, ci si allontani dal progetto. Quando si incontra ciò che ci completa, ci da quella forza in più per il proprio sé, un messaggio, un segnale che va accolto, si chiama amore. Odio, rancore, dispersione quando si presenta ciò che ci distoglie, va distanziato. È sempre la voce dell’anima che ci guida e suggerisce ogni volta se allontanarci o fermarci a riflettere a pensare. Ogni istante produce bellezza non importa di che colore sia, il nostro essere sa che per ogni cosa la responsabilità è nostra. Abituiamoci ad ascoltare, abituiamoci a capire. Abituiamoci ad avere compassione di noi stessi, abbracciamoci prima che lo fanno gli altri. In ogni riflessione, l’attenzione, c’è un tratto della nostra missione

Scarabocchi

La lettura è porgere una esperienza a se stessi.

Paul Klee

Sacarabocchi, il continuo cercare

Che stress scrivere, a volte. Quanto è bello fare solo scarabocchi e lasciare andare libera la fantasia. Gli scarabocchi, tutti, hanno un loro senso, la loro arte geroglifata. Una volta facevo più scarabocchi, da quando ho l’abitudine di scrivere come missione, da quando questa confina con la professione, preferisco appuntare ogni genere di pensiero. Quasi mi prende un senso di dispersione. Questo accade da circa 14 anni. Da 6 anni o forse più ho smesso di scrivere a stampatello e ho migliorato la scrittura, c’è più fluidità e a torto o a ragione faccio meno scarabocchi. A pensarci dovrei farne di più e di proposito

Entro nel mio esplorare di scenari e parole. Uso c.s. l’immaginazione.

In uno scarabocchio c’è un sottile sguardo, velato, intenso. E’ un segno, una linea in movimento, che è come un contenitore, poliedrico. Lo dice la parola stessa. È il perlustrare, il vagabondare del tratto ancorato alla superficie, l’oltre di una visione. Lo scarabocchio ha bisogno di scardinare ogni convenzione, ha bisogno di agire con immediatezza.

Lo scarabocchio rappresenta una liberazione, lo scarabocchio è un’espansione, coglie la bellezza del passatempo, il disegno del proprio sentire, una poesia a tratti variegata, arzigogolata, coprente, agente. Lo scarabocchio è il gesto spontaneo, è una autoritaria considerazione.

In questi giorni l’economia italiana, o piuttosto la totalità mondiale, ha subito una trasformazione. Non so se momentanea o se sarà residenziale. Determinate attività hanno continuato a lavorare, tipo negozi di alimentari, supermercati, negozi di computer, ottici, fotografi, farmacie, cartolerie, negozi per bambini. Altre hanno interrotto la loro attività come i parrucchieri, i ristoranti, i cinema, i centri estetici e i teatri.

Comunque, se ci fermiamo un attimo a pensare gran parte degli argomenti professionali che hanno sospeso la loro attività si basano sullo svago. Qui torno al pensiero dello scarabocchio, la riflessione sul tempo libero, sul “cosa faccio?” sull’agire per rallegrare me stesso e l’anima.

Gli artisti, gli artigiani, determinate fonti di benessere come i massaggi, non hanno potuto lavorare per via di questo decreto. In riferimento a queste ristrettezze, passando davanti a due cinema a luci rosse di Catania, chiusi a causa delle norme di sicurezza e dirigendomi verso il mio amico Renato che mi ha invitato, oggi domenica 3 maggio, a pranzo, ricevo da me a me, il quid per scrivere questo pezzo e decido di paragonare lo scarabocchio “al supecchiu”, alla cialtroneria, alle tante tante… Decido di puntare l’attenzione agli sprechi, cioè decido di osservare e riflettere sulla qualità dello svago, sulle sovrabbondanze. Collego tutti gli scarabocchi di cui il mondo si è cibato, ha giocato, che si sono consumati appallottolati e buttati, ad un buffet esagerato

Questo stradario di pensieri mi conduce a pensare alla masturbazione il più grande tipo di scarabocchio che io conosca. È la celebrazione del proprio istinto, l’esaltazione figurata, nel senso che rimane traccia solo a chi lo fa anche se in compagnia. Aggiungerei altre finezze, mi do un freno. È inutile mettersi dietro a finti moralismi o a finte esclusioni! Ognuno sa di cosa sto parlando, ognuno sa cosa significhi scarabbocchiarsi, scarabcchiare.

Dai primi giorni di questa situazione incredibile, questo “lockdown”, abbiamo imparato a gustarne i tratti, a conoscerlo, a conoscerci. A mascherizzarci. Gigantesca organizzazione mai verificatasi, non si conosce una simile situazione in tempi di modernità, forse tra gli eremiti, in un bordellaio ancora meno.

Da subito ho accolto questo generale, tutti a casa, come un grande saggio che ci insegna a scegliere, ci insegna a fermarci a riflettere. Ci insegna ad avere rispetto di noi del nostro tempo libero, dei nostri scarabocchi, di noi stessi. Del nostro abbracciarci. Ci insegna ad avere rispetto dei nostri autentici svaghi, ma soprattutto della qualità dello svago, la qualità degli scarabocchi. Bisogna evitare nella maniera più categorica di rendere la propria vita un consumo di massa, aggiungerei, il consumo delle pecore.

Mi auguro che ognuno possa portare a casa, di questi giorni, di questo periodo, di questa situazione, una grande esperienza, un grande insegnamento. Che secondo me parte anche dal concetto di risparmio, qualità nell’agire.

Chiediamoci quanti hanno clonato il lavoro di altri immaginando di fare business senza una autentica vocazione. Quanti fanno scarabocchi non voluti, pasticci senza vocazione, senza poesia, senza missione, per venderli come opere d’arte. Sono accozzaglie di stili, il cattivo esempio del vomito.

Esempio, i parrucchieri: quanti parrucchieri sono veramente bravi?

Esempio, i ristoratori: quanti ristoratori sono veramente bravi?

Esempio, i teatranti: quanti teatranti sono veramente bravi?

Esempio, gli artigiani: quanti artigiani sono veramente bravi?

Esempio, i massaggiatori: quanti massaggiatori sono veramente bravi?

Do valore alla parola bravo! Nella parola bravo ci metto, il quanto studio? La quanta fatica? La quanta sfida? La quanta consapevolezza, la quanta missione, vocazione dietro ad ogni mestiere. Il lockdown italiano e mondiale ci sta presentando una realtà di povertà diffusa, povertà di talenti, di ispirazione, emerge la verità, le regole del mestiere. Emergono i primati di autenticità.

Tu forse non ci credi ma faccio tutto questo per farmi dire BRAVO, bravo, bravo… bravo! Alla parola bravo nel cuore di un attore si accende un riflettore. E chi lo accende con un bravo? Sei tu! … E allora sgobbo, sudo faccio tutto… canto, suono, salto, ballo. Tutto per quella parola che io sogno di sentire. Bravo!! Ma bravo, che bravo!!! … Che parola inconfondibile BRAVO, la parola che mi piace di più. Che parola ineguagliabile Bravo, e il mio sogno è sentirla da te!…  Senti un sogno impareggiabile Bravo!  Che di colpo il cuore vola lassù. …. Sembra quasi che sia musica, suggestione, metafisica. Che parola inconfondibile è! E credi che quel bravo sia solo per te! … Quando in un teatro urlano bravo, quel momento non lo scorderai più. Che soddisfazione leggere Bravo, e sapere che quel bravo sei tu! … Che momento irripetibile Bravo! …. Ogni cosa sembra facile, anche quella più difficile. Bravo è tutto il dizionario per me.” Così cantava negli anni 80 Enrico Montesano nel musical BRAVO

Spesso un venditore ambulante, quello che commercia frutta per strada, e non solo lui, utilizza il sacchetto di carta per scrivere sopra i conti, se la spesa del cliente o della cliente e abbondante, questo merita un attimo d’attenzione. Lo stesso foglietto che cerchiamo per prendere un appunto, nota di una cosa che dobbiamo ricordare. A guardarli, dopo, questi numeri sembrano scarabocchi. I numeri senza identità, come le parole, possono essere solo scarabocchi. Figuriamoci lo spettacolo senza identità, in pasto allo scellerato qualunquismo, che ti vuole idiota senza possibilità di evolverti come fa il mais quando diventa popcorn.

Con la povertà forse spariscono gli scarabocchi, o ci auguriamo che aumentino perché crescono le domande, le considerazioni, e se cresce la domanda cresce la curiosità, e se cresce la curiosità crescono le improvvisazioni, gli scarabocchi. Ma se vediamo questa povertà diffusa nell’ottica del cambiamento impositivo può essere facilmente ribaltata la sua idea/immagine grigia, e un po’ come essere visualizzata la possibile grande opportunità di ricchezza diffusa, sicuramente produce grandi opere d’arte condivise, dialoganti. Che bello unire gli scarabocchi. Dal grigio al giallo, al rosso. E in questo aggiungo i pensieri fatti di parole, la politica è un grandissimo scarabocchio.

La politica del presenzialismo è una politica che non si occupa della gente, fa pochi scarabocchi. La politica è l’arte del parlare del tuo e mio, e del vostro!? Quella dell’azione è una politica che si occupa della gente, questo tipo di politica penso che faccia molti scarabocchi, perché ascolta molta gente, prende più suggerimenti, appunti, si occupa delle persone.

Io sono a favore di ciò che è stato emanato da marzo ad oggi. Anche se difficile da attuare, anche se ha sottoposto molta gente italiana e gente del mondo a sacrifici, ad atti di responsabilità, è certamente, lo rinnovo, una grande rivoluzione, una grande bonifica di pensiero, comportamentale.

Mi auguro fortemente che ci sia un ridimensionamento dell’esagerazione, sintomo di una voracità, del consumo di massa. Mi auguro fortemente che la qualità, come principio di valore, sia più diffusa possibile. Che ci sia la concretizzazione di un efficiente futuro.

Viva gli scarabocchi con il loro potere di disegnare l’immaginazione, di trasformare ogni realtà in un segno grafico, in una poesia simbolica.

Via la fretta dagli scarabocchi, scarabbocchiamo l’esistenza

 

Formiche

Sulle formiche, non si può camminare, neanche in mezzo. Le sorvoliamo con lo sguardo. Puoi guardare che fanno, quale direzione prendono. Ricerco l’antico, autentico, senso ispiratore dentro un tema, per trovare, idee. Navigo quel meraviglioso e infinito studio dei significati, l’esplorazione di parole, di immagini. Dal titolo si capisce che il tema, la direzione sono le formiche. Una bella sfida.

Che scrivo? Che hanno detto gli altri? Cosa penso io, cosa mi comunica una formica? Ho letto varie cose sul web. Posso produrre pensieri sparsi, miei. Posso costruire una storia! Con dialoghi, varie scene, una morale mi ci vuole tempo. Mi allargo quanto basta in alcune considerazioni come se avessi una lente di ingrandimento, per vedere meglio questi animaletti, le formiche, che tutti sappiamo cosa sono, anche i bambini. Fiabe storie immagini. Pochi giorni fa entravano e uscivano dagli spazi orizzontali di un citofono. Conosciamola loro invisibilità, quando all’improvviso.. Toh! Ci sono le formiche!!! Su un prato è meglio, in cucina meno. Come arrivamo, sono a caccia. Abbiamo lasciato incustodito ciò che di commestibile possono portare in dispensa… la loro.

Sono piccole e molto forti, le formiche. Minuscole. Difficile vederle in forma dettagliata, alla pari. Sarebbero dei mostri o una persona a carnevale.  Come ti vesti quest’anno? Da formica!

Di solito sono sempre in gruppo, a parte gli esploratori, le sentinelle, o la formica eremita. Aggiungo la formica cantante che rallegra il gruppo, quella che ha perso la testa per la cicala.

Le formiche sono come le pecore, la versione più lenta. In comune hanno il senso di appartenenza, la comunità. il branco, la solidarietà. Le formiche rappresentano il movimento. È gioia, disciplina, o cosa? Sono simpatiche le formiche? Chi le conosce? Potrebbero essere animali da ammaestrare? Artisti al circo? Potremmo immaginare di chiuderle in un box a giocare con loro come sia fa con un criceto. Non puoi neanche accarezzarle come un gatto. Elementi di distinzione. La pecora è bianca, la formica è scura. Contrasti di forma e colore. La pecora produce la lana, la formica cosa produce?

Quando penso o guardo le formiche la musica è la considerazione più esatta. Sembra di ascoltare una samba o un samba, come si dice? L’importante è immaginarlo. Sembra di vedere il carnevale, il ballo come gioiosa rappresentazione, un corteo di metalmeccanici, un grande movimento, il set di BEN HUR. Forse manca il colore, in questa loro monotonia c’è comunque l’allegria, almeno mi sembra questo il senso. Tutto questo loro grande lavorare è una paranoia? Una finzione? Un fiction che si ripete in un suo andare e venire?

Immagino di vedere le formiche e dirgli “fermi (al plurale, ci sono anche i maschi) scusate un attimo, per favore, chiedo la vostra attenzione!”. E se si fermassero veramente e mi ascoltassero, cosa gli faccio fare? Una gigantesca coreografia indiana, giocare a musica stop, al gioco delle sedie, alle belle statuine.

Si sono chieste le formiche che succede se fanno pause caffè, si fermano per scattare una foto? Ho voglia di fargli capire che una sosta significa esprime un sentimento, pensare. Fare un break significa ponderare, può essere utile a capire chi si è. Decidere di spendere bene il proprio tempo. Le formiche come simbolo di operosità. Esagerata? Si può essere sempre in movimento? Qualche momento di riflessione ci vuole, qualche considerazione può starci! Propongo di leggere una poesia e vederle, le formiche, che  mi ascoltano guardando con lo sguardo in alto in un abbraccio di condivisione. Surreale.  Gioco con le rime quasi a costruire un monologo per acciuffarle con un sorriso.  “Oh cara formica, mi dica, ci dica. Oh, care antiche bolsceviche impudiche che sembrate nemiche dell’ordine, vedo il vostro strabordare, insistete con quel fuggi-fuggi appena avvertite un pericolo. Oh care formiche arrivate con le molliche, ci incoraggiate a fare pulizia. Ci spronate a mettere ordine a far arieggiare la nostra psiche… (Cerco la rima, comunque, forse psiche funziona… c’è bisogno dello sguardo psicologico.. boh?) Formiche siete così tante che non bastano cento rubriche.  Siete coraggiose andate dappertutto, scalatrici, viaggiatrici anche in mezzo alle ortiche. Preferite miti temperature. Non ho visto formiche sulla neve…”

Guardare la loro espressione… Si! Mi guardano e dicono: Embè? Persevero. “Avete speso bene il vostro tempo con il guru delle formiche, c’est moi. Fate respirare la vostra vocazione, il vostro essere, evitiate questa esagerato andirivieni, come duranti i saldi ai magazzini o quando è scappata la ragazza con il sugo, molto buono…” (La ragazza con il sugo è un’aggiunta poetica).

Riordiniamo tutto, diamogli un valore, un para significato. Una direzione nascosta.

Tutti fanno tutto. Stabiliamo direzioni, capiamo chi siamo. Gestiamo le correnti, i gruppi. Capiamo se ci sono leader mancati o se meglio chi sono leader assenti. Facciamo delle classifiche e se è il caso organizziamo elezioni, per chi vuole girare a contare le formiche lo faccia, ascoltiamoci.

La formica sapiente si ferma,siavvicina, mi guarda e dice, scusa di chi parli?

primo saggio

Al bar Pizzichi e Bocconi molto affollato un uomo parla da solo, o apparentemente lo fa, lo è. Si sente dire. La trasgressione è la mia passione. La trasgressione da valore a tutto ciò che di bello c’è ed è nascosto. La trasgressione è infinità infinita. Meglio la trasgressione che un finto benessere, ovvero l’abbrutimento. Trasgredire è cambiare direzione, è la soluzione senza nessuna discussione. Si può! Ho trasgredito! Mi sono evoluto dal mio immobilismo. Chiedetemi cosa non ho fatto o piuttosto chiedetemi cosa ho fatto. In un certo senso ho iniziato a trasgredire senza saperlo. La trasgressione è un gioco di parole, acchiappante. La trasgressione è andare oltre i propri limiti, vivere il gioco della vita, essere i padroni della propria vita, della propria mente. Trasgredire mi aiuta a digerire perché nella trasgressione c’è la digestione di un pensiero che assume la sua identità. Quell’immagine in cui c’è una logica, un senso, c’è la propria missione, sottile, esatta. Guardo l’orologio e penso che in mezzo c’è sempre la paura, l’indecisione, una fretta inesistente. Il primo vero ostacolo alla trasformazione, alla trasgressione, è il dubbio, quel tipo di calze che non vuoi indossare. Il mantenimento di una idea, che parola difficile da pronunciare, sembra che parli all’esterno, invece qui la evoco come quella forza, unica, per sostenere i propri scopi, quell’energia che supera ogni ragionamento che ti obbliga all’oltre. Detto così sembra che sia eccessivo, che si pensi solo a sé stessi, e ci mancherebbe, per trasgredire bisogna essere autonomi, non esiste il contrario. La scelta è tua, poi ti trovi in comitiva, ma il punto di partenza è solo tuo, nostro. Ben venga pensare alla voluttà! La vera trasgressione sta nel difendersi dal rigido semplice, è la tempesta! È correre sotto la pioggia. La trasgressione è una miniera di preziose sensazioni, tutto l’opposto di una mistificazione di sé o una strutturazione momentanea. La libertà è al confine con il benessere ed è figlia dell’anima. Le storie la contengono, quelle del proprio vissuto dal sapore ribelle, quelle con i capelli rossi, le amanti storie, tutte per essere avvincenti. Tutti i vicoli ne contengono un po’, come un quadro storto che ad occhi gentili non viene percepito. Immagina. Quel quadro è storto! Ha un senso o è un caso? Abituato a vedere la trasgressione ovunque, la celebro in teatro, la spettacolarizzo con le parole che trovo dentro al mio vocabolario, ne conio una, “trasgresso”. Pensa tu alle associazioni, per me è un volteggiare di significati, per me trasgredire alle regole della scrittura è una necessità. L’espressione arriva quando decidi, è stimolante come una carezza. Ho molte esperienze a riguardo. Questa è una platea solo mia nell’atto di scrivere, sono l’unico spettatore seduto. È la platea della mia fantasia… che importa se sono diverso da te, assieme possiamo completarci, trovare il tassello in questo grande puzzle, ognuno con il proprio contributo. Il mio stimolo è il tuo, il tuo il mio. Ti bacio con un mio pensiero. Amo essere schietto senza giri, senza commedie, senza i senza, con le giuste pause, lo spettacolo avvolgente ringrazia. Chissà chi legge…

  • Vattene! Dico a te!! Vattene!!! Cosa sei? Cosa vuoi? Sei il mio diavolo, sei una disarmonia, una fuga? Chi sei, cosa vuole dirmi la tua bellezza… sembra tanta roba… vattene!!
  • No!… Aspetta… sono un nuovo modello di coscienza, ti porto il tuo stato primario, la tua essenza
  • Io ti guardo bene. Vedo pensieri sapientiza. Se la tua è frustrazione dell’azione…è meglio che mi lascia stare…
  • Quante cozze mangi?
  • Tante! Quelle che mi pare!!
  • Guardo le tue labbra a contatto con il mollusco, la tua bocca affonda dentro la cozza per succhiare contenuto e gusto… Di fronte c’è chi usa cucchiaio e forchetta per non sporcarsi… chi forse non fa della passione un pranzo
  • Esatto, bravo, celebro la cozza. Questa è la cozza! Magnificenza! Disse la curiosità alla mente mentre erano al ristorante…
  • Ehi! Ti serve sapere che la cozza se cresce in acque prossime a scarichi urbani o in zone ove le correnti marine trascinano elementi provenienti da acque reflue, sporche, può essere facilmente ricettacolo di batteri e/o virus… pericolosi…
  • Ok! Grazie… Queste sono buone… Vuoi assaggiare?
  • No! Grazie
  • Allora che stai a fare qui? Ti ho detto, vattene, lasciami in pace…
  • Sto lavorando sulle regole, sto scrivendo un saggio. Parlo delle regole, quelle che sono esternazioni, avvisi, recinti, obblighi come il cosiddetto mondo fatato… mi ricorda tanto il grillo… sono un messaggero
  • Sono l’esigenza per altri di stabilire un dominio. Forse un senso di protezione
  • È l’esigenza per altri di rispettarlo…
  • È una logica di perseverazione e mantenimento dei propri scopi. C’è un po’ di tutto… un supermercato dei luoghi comuni
  • Di mezzo c’è sempre la paura, l’indecisione, il primo ostacolo alla trasformazione. Secondo te è immaginazione compiuta o non compiuta?
  • Mentre faccio rumore mangiando… Penso. È una canzone orecchiabile, un’altra cosa, un canto di libertà. La trasgressione ha le sue regole d’espressione, la sua condizione inalienabile
  • Dammi una parola e mi metto a parlare, so ballare con ironia, sono capace di coinvolgerti di farmi apprezzare
  • Lo so. Ci credo. La regola, come la intendi tu e i tuoi simili, è un impasto di decisioni, saggezza, lungimiranza, vuoto, “falsa dottrina” in quanto non sperimentata. Più spesso quelle più rigide sono angosce mal sopportate, rifiuti ammonticchiati. Quelli senza humus intendo. La regola può essere un pasticcino, o amara. Ti rendi conto che la regola è di fatto un vuoto, quando è disarmonica, perché per te regola una regola che nel momento in cui non c’è, non c’è niente. Esempio. Se su questa strada non si passa e non ci sono macchine, non c’è regola, non c’è nessuno che passa.
  • Silenzio, pensa in silenzio… ti prego… La disponibilità è la prima accettazione del sé coso che sta ubbidendo al sé cosa. Questo avviene quando c’è attenzione, educazione…
  • Questo avviene in assenza di retorica. Questo è quando entriamo in una zona dove tutto è equiparato, senza giudici, giudizi di giudizi, girotondo di dita puntate. La forma è il primo indizio che c’è il vizio…
  • Oggi parliamo di regole, dovere, disobbedienza.
  • Cos’è un telegiornale su diversivi antiinfiammatori?
  • … palestra per comprendere cosa è giusto e cosa è sbagliato
  • Per te! Facile … è la regola del giudizio dello sfigato. La prima trasgressione che ricordo è permettere ai ragazzi, a me stesso, di mangiare la torta con le mani…
  • Trasgredendo al galateo, all’abitudine, che ci dice di usare la forchetta.
  • Secondo me la libertà è al confine con il benessere ed è figlia dell’anima.
  • L’anima è verità. Come ti definisci fuori dalle regole…?
  • Sazio! Le regole chimiche trasgrediscono alla libertà con la retorica. La voluttà disse “quanto è stupida questa qui…”
  • In questo momento sto trasgredendo dalla mia consuetudine, sono in classe, non capisco bene, ci sono, mi sto imponendo di scrivere un pezzo che rappresenta per me la libertà, il mio fabbisogno di ricerca, la mia storia, il palcoscenico in un mare di ostacoli, di povertà, mentre penso ad un pollo arrosto Silenzi chiassosi, li ascolto, come anche la mia bellissima fragilità, è la mia raffigurazione della trasgressione a casa di dovere e disobbedienza, la regola e il tema. Ho trasgredito l’uguaglianza e l’intimità con l’attrice del mio monologo, con Claudia, e sono andato per i fatti miei con la mia amica Avanguardia, “come è nello passeggiar con Mary”, mi segui? … Proprio perché la trasgressione è il mio motore base… la mia potenza. D’istinto ho realizzato un contatto, ho agito, realizzato l’esperienza… è partita l’idea, la scintilla, ecco perché gioco con te, perché tu sei in me, io sono in te
  • Abbini Trasgressione e Resistenza questi sono altri due personaggi, interessante!
  • Curiosità e Intelletto, siamo noi
  • Si parte da un pensiero che è nato da un secondo pensiero, quello di quando non capisci. Il secondo pensiero lo traduco in questo flusso c’è una iperbole che ho ricevuto, che è l’espressione del movimento che determina il trasgredire, o il non trasgredire, l’immediata bellezza o l’immediata domanda che rimane domanda anche quando trovi una risposta
  • Disse la resistenza, è un’indecenza. Che figo!! Grazie. Sorrido. Come al mercato che giri e continui a girare per trovare la cosa che ti piace, come quando sfogli delle fotografie, è un allenamento amica mia, solo chi l’ha fatto può dire ciò
  • La prima volta che ho parlato di trasgressione sono stata al balcone del mondo ad ascoltare. Mi sono innamorata. La trasgressione è più delle volte solitaria, intima come un bidè. Qualcuno ha lavato i piedi nel lavandino della cucina… può succedere d’estate, bagno affollato… altro spazio impraticabile… se qualcuno ci vede si alza il vento e ci porta uno strillo “che stai facendo!!!”, soprattutto s con candore rispondo “mi fanno puzza… è necessario lavarli”, risposta “ci sono i piatti, dove si mangia”, risposta “embè, doppio sapone, saranno più puliti”, risposta con fuga inorridita o lite furibonda. Una delle cose più belle della trasgressione è l’ascolto, il riderci, lo stare bene… come un bicchiere di vino
  • Trasgredire vuol dire anche soffrire, contenere la rabbia, lo stupore. Piangere di trasgressione, riempire di lacrime felici il tuo viso. E comunque immagino quella donna puntigliosa che ha tutto ben sistemato e niente in ordine. Poi si ambriaca e distrugge tutto
  • La trasgressione è un atto di libertà, generosità. Trasgredire vuol dire gioire, allargarsi. Io e te ci abbracciamo, siamo innamorati
  • Ti racconto una storia vera

Claudia sveglia il gruppo con la sua schietta euforia alle [09:27, del 20/4/2020]: La casa delle regole: Dovere e disobbedienza.  Processo alla trasgressione. Prossimo tema

Buona scrittura

Valentina Selgi alle [09:30, del 20/4/2020]: (dopo 3’)… ottimamente!!😅😅 Grazie

Biginelli Romi alle [09:33, del 20/4/2020]: (dopo i 3 minuti dei 3’) Wow!!!! 😘

Angela Barbera alle [09:34, del 20/4/2020]:(dopo 1’ dei tre minuti dei 3) Bene!!!

Io rispondo …. alle [09:52, del 20/4/2020] euforico: Bel tema, ricco di contrasto, di immagini. Dalle prime reazioni si presume un comune bell’entusiasmo!! Grazie!! Propongo di iniziare sabato alle 16. Così possiamo attenzionare ogni testo con il tempo che necessita e chiudere la chat non oltre le 20. Cosa ne pensate?

La prima risposta la mio messaggio è di Claudia alle [10:09, del 20/4/2020]: Salvuccio 4 ore mi sembrano un po’ tantine. Aiu cchi fari..  E non solo io immagino… Comunque finiamo sempre intorno alle 20,30.  Restiamo alle 18  🙏🙏🙏

Io continuo euforico alle [10:11, del 20/4/2020]: Non possiamo anticipare almeno di 60′ o 30′?

Claudia apre la richiesta a tutti, la rende democratica, uauuu mi piace, alle [10:28, del 20/4/2020]: Ragazzi dite anche la vostra. Ma io preferirei non cambiare orario. Chi non può fino alle 20,30. Pazienza … ci lascerà prima. Bacioni. Buona giornata

Francyart77 capisce senza preferirei e alle [10:31, del 20/4/2020]: Per me è indifferente scegliere voi😘

Biginelli Romi alle [10:43, del 20/4/2020] va di getto: Il mio cellulare dopo 2 potrei usarlo per cuocere le uova!

Sergi sottolinea alle [11:02, del 20/4/2020]: 🤣🤣🤣🤣🤣 (riferendosi al messaggio di Biginelli Romi)

Valentina Romi si allarga alle [11:05, del 20/4/2020]: Per quanto mi riguarda, le 16 è un po’ prestino dato che, come ormai sapete tutti 🥴, ho una peste a cui dare conto, ma naturalmente io mi adatterei comunque in base alla mia disponibilità di tempo: è sempre e comunque tempo prezioso quello che condivido con voi! 😊😊😊. Buona giornata

Biginelli Romi completa alle [11:18, del 20/4/2020]: Scusate ho dimenticato 2 ore.

Valentina Sergi (riferendosi al messaggio di Biginelli Romi) [11:19, del 20/4/2020]: Era solo una poetica ellissi!! 😆 Era chiaro

Fra lirica alle [12:05, del 20/4/2020]: Prima delle 18:00 sono fuori con Uma, la mia pelosa. Restringere ancora il suo orario, e le sue abitudini, già così stravolte non me la sento. Dai che due ore e mezza mi sembrano sufficienti 😉

Io sorpreso non immaginando tutto ciò e non sapendo cosa scrivere porto in campo  e alle [12:18, del 20/4/2020] consiglio una musichetta: molto allegra, buon pranzo

 

Biginelli Romi restituisce il mio dire alle [12:21, del 20/4/2020]: Grazie.

Fra si smarca alle [12:23, 20/4/2020]: Bella, ripresa dalla sigla di “strega per amore”

Parisi Maria come la ciliegina sulla torta alle [18:05, del 20/4/2020]: Gradito il pezzo allegro grazie😊

  • Prima di tutto, me che amo te…
  • Cio che vuoi che arrivi…
  • Senza complicarci la vita oltre una rotonda in cui puoi girare. Una volta l’ho fatto prima di arrivare a casa. Ho girato e rigirato mentre ascoltavo musica
  • “Ho girato e rigirato senza sapere dove andare, ed ho cenato a prezzo fisso seduto accanto ad un dolore.. Tu come stai?” questo è Baglioni… tu come stai?
  • Mangiare per mangiare, o mangiare perché c’è fame
  • Esco con la retorica e faccio una passeggiata in riva al mare
  • Trasgredire una regola è come improvvisare dipende da che tipo di pensieri trovi in dispensa, significa andare a memoria che è la più grande magia in assoluto e il pubblico ha bisogno di lei. Chiamala come vuoi, è solo ARTE

ridistribuzione

C’è in atto una pandemia che ha causato e causa dolore, vittime. C’è chi ha perso familiari e amici. C’è chi si è ammalato, chi è guarito e chi vive nell’ansia perchè ha paura, non sa cosa fare. Tutto è in stallo. Le relazioni sociali sono a distanza.

Questa situazione appena 2 mesi fa era inimmaginabile. Sono chiusi teatri, cinema, centri culturali, bar, ristoranti, scuole di ogni ordine e grado, librerie, centri sportivi, negozi, centri commerciali… Moltissima gente ha perso il lavoro, soprattutto i precari. Non si può circolare liberamente, si fa uso di mascherine di protezione.

La voce della gente passa attraveso balconi animati, dirette FB, palcoscenici casalinghi, vincono i talk Zoom.

Gli operatori dell’industria dello spettacolo, categoria di cui faccio parte, sta soffrendo come tanti lavoratori di altri comparti. Lavorano solo pochi reparti che prevedono distanza di sicurezza.

Chiedo a tutte le persone che hanno panorami più definiti di pensare a ridistribuire le professioni, a limitare gli sprechi, a guardare in faccia la realtà. Nessuno si deve vergognare a ricevere o dare, siamo tutti nella stessa tempesta come scrivono Andrea Colamedici e Maura Gancitano di #Tlon.

Anche se ricchi di ottimismo gli artisti necessitano di una occupazione un reddito, sperando adeguato alla propria esperienza..

Grazie a http://www.zerocalcare.it

specchio

Cucinano le lenticchie, bolle il contenuto. Nel frattempo immagino alcuni personaggi per una nuova storia.

Presunzione, una donna ben vestita, due tatuaggi nascosti, alta, occhiali, capelli rossi, alito leggermente pesante.

Ricchezza, lentiggini, pelle chiara, cugina di Avidità che da qualche anno lavora a Roma, media statura, abita in montagna, leggermente rotonda, capelli corti e ricci, le piacciono le cozze, canta bene.

Sesso, sorridente, padre di Erotismo, sportivo elegante, non fuma e non beve, longilineo, abbronzato, profumato, pattina molto bene, ha imparato da suo fratello Amore, preferisce l’alba al tramonto, mangia veloce e piano in funzione al ritmo della giornata, ascolta musica.

Povertà, elegante, gentile, veste vestiti colorati senza una precisa attenzione, lava le mani spesso, ha sempre con se una borsa piena di cose, odia gli hot dog, va in chiesa a pensare.

Equilibrio è il cognome di una coppia di artigiani edili, marito e moglie, Sottenzio e Pretuffia, si sono conosciuti al mare 20 anni fa, lei bionda, lui bruno, entrambi operai di una ditta di ristrutturazione edile, lui idraulico, lei elettricista, vivono in una bella casa in periferia, non l’hanno costruita loro, hanno tre figli, Posta, Logio e Specchio che è il più grande dei tre. Oggi è il suo compleanno compie 19 anni.

Per l’occasione tutti i personaggi citati si ritrovano in trattoria “Alla mandorla” dove il titolare Toc Toc aspetta il gruppo di amici per festeggiare Specchio che ha visto crescere da quando aveva il suo bar in via Retrovisore.

La festa si anima, la gente si diverte. Parla.

Presunzione: ciao Specchio questo è un pensiero per te.

Specchio: oh! un libro, uauuu… La retorica dell’azione di Sir Bluff, che bello, grazie.

Sottenzio parla in disparte con Ricchezza: sono fiero di mio figlio Specchio, è un sommo valutatore, testimone della propria libertà oltre il giudizio, così lo ha incoraggiato ieri la professoressa Cornice! Lo stima molto..

Pretuffa parla con Povertà mentre sistema i capelli a Posta: bella questa camicia … sembra colorata a mano..

Povertà si rivolge a Pretuffa che sistema i capelli a Posta: grazie, è un regalo di Bilo il fratello di Oste, ha aperto da un mese un negozio in fondo alla strada, è sempre molto gentile con me…

Risponde Pretuffa guardando prima i capelli di Posta e poi Povertà: … si è sciolta la treccia… le piace, ogni mattina è per noi un rito..

Logio beve in disparte una chinotto tra una foto e un’altra che scatta con passione

Sesso è al telefono con la sua amica Porta, le racconta una sua recente esperienza: sono tornato ieri da un simposio internazionale sull’effimero, è stato molto interessante perché il professore Scassi ha ben analizzato il candore di quelle persone che mangiano nel piatto di altri… (Porta gli parla mentre annaffia le piante in balcone…)

Arriva Lecci, il cameriere, lavora da 10 anni in questo ristorante, prima vendeva gelati allo stadio la domenica e il resto della settimana dischi in un negozio del centro. Riunisce tutti vicino alla tavola e chiede loro di ordinare.

Specchio lo interrompe: ti prego, aspettiamo Metà (la sua fidanzata) … mentre lo dice ecco che lei arriva elegante, vestita di rosso, capelli scuri contenuti da un elastico colorato. Metà fa un giro per salutare tutti. Prima i signori Equilibrio poi tutti gli altri compreso Toc Toc. Metà è una ragazza che vive vicino al mare con i suoi genitori. Ha due fratelli, Dolores e Gioia. Studia al conservatorio pianoforte e per hobby costruisce modellini di automobili. I suoi genitori Grazia e Colmo conoscono Specchio da un po’, è stato a casa loro più volte, hanno stima di lui, è chiaro anche a lui

Ritorna Lecci e chiede se sono pronti per ordinare. Si rivolge prima a Specchio che ordina linguine con scampi. Metà crepe salate con verdure. Logio tortellini con ricotta e menta.
Ricchezza riso allo zafferano. Povertà brodo di carne con pastina. Presunzione pasta alla norma con molta ricotta salata. Posta pasta al pesto. Sesso una matriciana. Sottenzio riso ai funghi. Pretuffa una pizza capricciosa. Posta spaghetti alle vongole.

Specchio chiede attenzione sbattendo una posata sul bicchiere, fa un brindisi ringraziando tutti. Auguri!! Si unisce a loro Toc Toc. Tutti bevono, posano i bicchieri e battono le mani

In cucina la cuoca Paranoia si da un gran da fare, sta preparando i secondi..

La festa va avanti..

Specchio si rivolge a Metà: oggi prima di arrivare qui le Avanguardie mi hanno fermato ad un posto di blocco, appena hanno visto i documenti e capito che è il mio compleanno mi hanno fatto gli auguri senza aggiungere altro mi hanno lasciato andare..

Metà: scusa amore, ho ritardato perché ho ritirato il mio regalo per te… ecco!

Specchio, apre la confezione: uauu, un profumo alla Resistenza, grazie!!! Le dà un bacio

Entra Scimmione, un cliente di Toc Toc, è solo si siede ad un tavolo vicino. È un uomo radical hippy, bella collana, stivali, capelli brizzolati e lunghi, mani molto curate. Povertà lo riconosce. È un insegnante di danza famoso in città. Fa un cenno per salutarlo. Scimmione ricambia.

Povertà si rivolge a Pretuffa a voce bassa: lui è il mio insegnante di ballo, è molto bravo, al suo corso serale sono iscritte molte persone. Qualche volte devi venire anche tu, vieni con Sottenzio..

Pretuffa: … a Sottenzio non piace ballare, o meglio, in discoteca si, ma balli di gruppo, no…

Si intromette Metà: ho sentito! È veramente bravo? Ho proposto a Specchio di andare a lezione di ballo, penso che potremmo divertirci …

Specchio si rivolge a Povertà: … invitalo a prendere la torta con noi…

Scimmione si avvicina sorridendo: grazie è per me un piacere, come posso ricambiare?

Chiede a Toc Toc se c’è un impianto audio

Arriva Lecci e porta un diverti festa..

Scimmione cattura l’attenzione: pronti? si balla!!!

Parte la musica..

Scimmione coinvolge tutti a ballare a specchio

 

Parlo con la musica

Parlo con la musica è un format musico/teatrale che si concretizza con un laboratorio pratico esperienziale ideato e condotto da Salvatore (Turi) Greco

 

Scopo

Promuovere benessere ad ogni partecipante. Offrire strumenti di elaborazione creativa. Favorire positività, leggerezza. Agevolare la comunicazione relazionale e nel contempo, con i vissuti posti in campo, approfondire questa ricerca che viene proposta e accolta da molti anni.

Fruitori

Come ogni attività olistica e culturale è di libera scelta, possono partecipare persone di qualsiasi età. È suggerita a chi è infintamente curioso. Questo format è adatto a tutti. È stato per molti anni strumento di didattica in scuole di ogni ordine e grado, dal 1981 al 2007. Dal 1988 anche come progetto di empowerment che ha permesso a molti lavoratori di tradurre la comunicazione aziendale in spettacolo. A richiesta un’ampia case-history a riguardo.

 

Filosofia

Facile e interessante esperienza che consente un approccio non convenzionale all’ascolto musicale. “Parlo con la musica” è un’occasione importante con cui fare esperienza su tutto ciò che ruota attorno alla comunicazione gestuale-musicale che avviene tra due, più persone o con sé stessi. Accorgersi della musica non soltanto fruirla. Questo lavoro è costruito con il suono, la voce, il corpo, la danza, l’empatia, l’armonia. “Ognuno trova nella musica uno scrigno di informazioni in essa contenute. Comunicare con la musica, scambiarsela, vuol dire interagire con il mondo, dare ascolto alle proprie percezioni, alla propria identità. L’esperienza coltiva ascolti diversi, li utilizza come dati emozionali, gestuali, musicali, che possiamo condividere usando flussi energetici liberi da schemi preconcetti o pregiudizi su sé stessi o sul mondo” dal libro manuale Il gesto impresso di Salvatore Greco edizioni Universitalia.

Storia del laboratorio 

Salvatore Greco ha iniziato ad utilizzare la musica come dialogo in forma spettacolare, dal 1977, in occasione della realizzazione di eventi in discoteca. La primissima versione di questo format è stata realizzata nel 1981 per un gruppo di ospiti del villaggio turistico Les Paletuviers ad Abidjan in Costa d’Avorio. Dal 1989 è stato intitolato Programma Scioltezza, dal 2004 Il Gesto impresso, dal 2018 Parlo con la musica.

 

Presentazione

L’incontro con Salvatore Greco, avvenuto secondo le più peculiari sincronicità junghiane, è l’impatto con una personalità esuberante, dirompente, vulcanica, a tratti ingombrante, irriverente. Ma è anche l’immersione dentro un mondo vivace, affascinante, caleidoscopico, venato di una sensibilità espansa e di una sua spiritualità. Salvatore ci accompagna in un viaggio mirabolante alla scoperta della musica, quasi un percorso iniziatico, che svela l’universo complesso e ricercato del suono. Suoni che diventano forme, forme che trasmutano in colori, immagini che si fanno emozioni in un turbine psichedelico, in un rimando di memorie, luoghi, storie, odori, amate abitudini, un gran bel giro di giostra per la mente e per il cuore. Uno spazio profondo che disvela il valore dell’ascolto, che apre nuovi canali di un universo sinestesico, affina sensi interiori e qualità sottili. Nel laboratorio esperienziale che Salvatore propone, si snoda un dialogo multidimensionale con la musica. La musica è protagonista, è sfondo, comparsa e si mescola a pensieri, vissuti, fantasie, inventa scenari, diventa danza, preghiera, racconta ambienti, relazioni, evoca futuri possibili. La musica è medicina, è compagna nella solitudine, è amica, parla un linguaggio sempre nuovo, e Salvatore lo conosce, lo esplora, lo ama, e ci insegna a decodificarlo, interpretarlo, analizzarlo. Salvatore traccia un sentiero, coglie il trait d’union tra la musica e la nostra soggettività, tra il mondo esterno e la realtà interiore. Apre una porta su quell’infinito e ci indica la strada.

( Dr. Daniela Bredice, Psicologa Psicoterapeuta, da libro Parlo con la musica )

 

Location

La location è fondamentale per supportare programma e risultato. L’acustica è al primo posto. Gli spazi devono offrire un contesto confortevole/pratico, riservato. Si possono progettare varie modalità per programma e partecipazione, da questo si definisce la location. La disponibilità di due ambienti spazio prova e rappresentazione è l’ideale. Oppure uno che contiene entrambi.

 

Stagione estiva da luglio a ottobre 2020

Si possono organizzare varie tipologie di laboratori esperienziali, on line fino a residenziale in strutture da definire. In caso di disposizioni ministeriali si garantisce che si rispetterà la distanza di sicurezza e ogni norma indicata

Schema base

1) Introduzione

– La potenza della musica

– Data base/Playlist

– Fonti sonore

2) Orecchio fotografico

– Visualizzazione

– Interattività culturale

– Gesticolazione/Attività fisica

3) Decodifica e traduzioni

– Raccontare la musica

– Analisi sonorità individuali e di gruppo

– Restituzione spettacolare

Scheda biografica

Salvatore (Turi) Greco è un Artista multidisciplinare, attitudine al dialogo, interazione ludica con teatro, audiovisivi, animazione. Appassionato ed attento all’evoluzione dei linguaggi radiotelevisivi. Trasformare la realtà in fantasia è la sua vocazione. Valorizzare l’individuo attraverso il divertimento è la sua missione. Utilizza l’ascolto musicale per esprimersi, per ampliare ogni forma di relazione. Maturata esperienza in ideazione e produzione di spettacoli affiancando la sua famiglia nella gestione del Teatro Club di Catania, in qualità di coordinatore delle attività di Teatro Ragazzi.

Dal 1976 lavora in radio e contemporaneamente realizza spettacoli in discoteca. Dal 1979 al 1987 produce, organizza rassegne e laboratori con la Compagnia Il Circo di Via Condotti. Nel 1981 collabora con la RAI per un programma inchiesta in 4 puntate Cosa farò da grande dedicato al mondo dei ragazzi. Dal 1983 produce cortometraggi tra i quali Toro seduto, Milonga, Voglia di vocali. All’operatore la camera si bagnò è finalista al Festival Anteprima di Bellaria.Dal 1996 dopo una ampia e consolidata esperienza come animatore nel settore del marketing culturale e turismo ricreativo inizia ad occuparsi di comunicazione d’impresa realizzando per Enti e Aziende su tutto il territorio nazionale progetti teatrali, artistici e itineranti, produzione audiovisivi in cui manifesta perfetta capacità di direzione, coordinamento e coinvolgimento di gruppi di lavoro di piccole e grandi dimensioni. Dal 1998 scrive e dirige il format Ti cerco ti presento per SMA, la serie televisiva CuriosoTV, due telegiornali aziendali, reportage sulle attività culturali all’interno delle carceri siciliane, due serie televisive per SMA, documentario per il FAI e il Gruppo Rinascente, la serie televisiva Sapere d’estate sponsorizzata da Aziende private, due audiovisivi per la Rassegna Cinemente organizzata da SPI, vari redazionali, spot, educational, open meeting. Nel 2016 il suo mediometraggio Sfida Capitale è presentato al Gold Elephant World Festival e al Festival Internazionale Cinema di Frontiera. Nel 2019 realizza il lungometraggio “Esame di realtà”

Cinema and theatre are perfect levellers in society. I’m a young 60 years old. My first short film in 1977. Before that I was involved in music. One thing following another so strongly I got lost. The alarm rang in 2013. From that moment I let my culture free in a game called improvisation. I read, I listen, I look beyond, so far beyond that I cannot explain. I have always photographed my movement, now I’m more conscious to produce what the world wants.

 Link di approfondimento

https://www.discogs.com/it/user/lacasadellamusica (collezione privata)

www.ilgestoimpresso.it/(descrizione al 2004)

www.turigreco.it/ (artista multidisciplinare a servizio dell’impresa)

Short video presentazione, 2005, 4’40”

Short video presentazione, 2010, 6’40”

Quando scambiamo l’alba con il tramonto viviamo al contrario e ciò che è buio ci sembra luce e così al contrario. Riprendiamo il ritmo, usiamo la musica.

Di questo e di altro è composto il mio laboratorio PARLO CON LA MUSICA.

Sono a Vostra disposizione per ulteriori info. All’occorrenza posso presentare questa proposta attraverso Associazione Culturale. Per le condizioni economiche possiamo accordarci sia a cachet o a percentuale.

Salvatore Greco, tel. Tel 3498913737 – mail: parloconlamusica@gmail.com

 

 

 

Grazie

Titolo INCIPIT. Grazie alle cose a cui credo. Grazie a ciò a cui crederò. Grazie alle virgole, alla fantasia. Grazie a tutto quello in cui non credo, in cui ho creduto, in cui credi. Grazie alle scelte. Grazie alla determinazione, all’azione. Grazie al ritmo. Grazie alle sfide. Grazie che mi chiami. Grazie all’adulazione. Grazie agli arcobaleni. Grazie alla mia città. Grazie al sereno, alla pioggia. Grazie ad ogni orizzonte, grazie ad ogni indicazione dell’anima. Grazie a tutte le città del mondo. Grazie a me. Grazie al capire, reagire, scoprire. Grazie a te. Grazie a noi. Grazie alla vita. Grazie alla creazione, ad un bottone. Grazie alla mamma. Grazie a papà. Grazie a Wanda. Grazie alla storia. Grazie alla magia. Grazie all’illusione, alla rigenerazione, alla mia generazione. Grazie alla passione. Grazie ad ogni risultato, ad ogni occasione. Grazie a tutti i rifiuti. Grazie alla pulizia, all’ordine e al disordine. Grazie all’amore. Grazie al dolore. Grazie alla tristezza. Grazie al pianto. Grazie alle risate. Grazie al perdono. Grazie ad ogni premessa, grazie che ti sei permessa. Grazie al circo. Grazie alla rabbia. Grazie alla pietà. Grazie alla compassione, ad una canzone. Grazie alla paura, che bella figura. Grazie al danno. Grazie alla confusione, nel suo senso di libero spazio rappresentativo. Grazie alle visioni, alle invenzioni. Grazie all’astinenza. Grazie all’esistenza. Grazie alla presenza. Grazie ad ogni voto. Grazie ad ogni sì, ad ogni no. Grazie a tutti i totem del mondo. Grazie a Gesù. Grazie a Budda. Grazie a Maometto. Grazie a S. Maria. Grazie a S. Agata. Grazie a S. Francesco. Grazie a S. Giuseppe. Grazie ai tre magi. Grazie alla speranza. Grazie al buio. Grazie alla luce. Grazie alle feste. Grazie al lavoro. Grazia alle stelle. Grazie alle rose. Grazie al mare. Grazie alla preghiera. Grazie alle montagne. Grazie che ti ho trovata, grazie è un piacere. Grazie all’acqua. Grazie quando mi dici ti amo, e quando lo dimentichi. Grazie ai muri. Grazie al movimento. Grazie alla malattia. Grazie alla guarigione. Grazie al benessere. Grazie al teatro. Grazie alla ginnastica. Grazie quando ti spogli di ogni dubbio. Grazie al cinema. Grazie alla letteratura. Grazie a tutti i poeti. Grazie alla rivoluzione. Grazie al vento, alla disperazione, ai sogni. Grazie alle prove, grazie anche se non c’è un risultato. Grazie alle prove del nove, alla mia maestria maestra. Grazie, ti prego esci, grazie ti prego rientra. Grazie alla pace. Grazie alla nevrosi, a Cenerentola, al risultato, allo spettacolo. Grazie alla guerra. Grazie alle marce. Grazie alle torture, quelle che sembrano vere. Grazie al godimento, all’orgasmo. Grazie alla resistenza. Grazie alla fatica. Grazie alla cipollina. Grazie alle salite. Grazie alle discese. Grazie all’abbandono. Grazie al citofono. Grazie al riso. Grazie all’insalata. Grazie al digiuno. Grazie ad ogni tipo di abbraccio. Grazie al sole. Grazie al sale. Grazie a Teresa. Grazie al vino. Grazie alla luna. Grazie all’universo. Grazie a tutti i figli del mondo. Grazie a tutti i nipoti del mondo. Grazie a tutti i colori del mondo. Grazie alla musica. Grazie al silenzio. Grazie alle parole. Grazie all’arte. Grazie all’amicizia. Grazie alla filosofia. Grazie a tutti quelli che sono sconosciuti, e a quelli conosciuti. Grazie alla scienza, alla benzina, all’elettricità. Grazie a chi deve ancora nascere. Grazie alla natura. Grazie a tutti i buoni consigli. Grazie a tutti i cattivi consigli. Grazie alle tradizioni, alle buone ricette di cucina. Grazie alle stagioni. Grazie alla ricchezza. Grazie alle differenze. Grazie a ciò che non capisco, grazie a quando lo capisco. Grazie alla povertà, all’eternità. Grazie a tutti i contadini del mondo. Grazie a tutti gli industriali del mondo. Grazie ad ogni angelo. Grazie ad ogni essenza, ad ogni sé.. Grazie al diavolo. Grazie alle domande, alle circostanze. Grazie alle risposte, alle poste. Grazie alle strade chiuse, alle strade aperte. Grazie a tutti i vicoli, vincoli, a tutti i fiumi. Grazie a tutte le navi, a tutte le barche. Grazie al sentiero. Grazie alle autostrade del mondo. Grazie al passaporto. Grazie alle pause, a chi va di fretta. Grazie alle coincidenze. Grazie ad ogni legge, ad ogni costituzione. Grazie alle lettere, alle interferenze. Grazie alla radio. Grazie ad ogni benefattore. Grazie ad ogni causa. Grazie ad ogni effetto. Grazie al punto, al truffatore. Grazie ad ogni maestro. Grazie ad ogni alunno. Grazie ad ogni casa. Grazie alle partenze, ad ogni arrivo. Grazie alle scoperte. Grazie alle coperte. Grazie a ogni grazie, ad ogni bacio. Grazie a tutti i pianificatori. Grazie a tutti i panificatori. Grazie a tutti gli improvvisatori. Grazie al detrattore. Grazie agli attori. Grazie alle tasse, alle condizioni. Grazie al regista. Grazie al palcoscenico. Grazie agli autori. Grazie all’inutilità, all’utilità. Grazie a tutti gli animali. Grazie alla fede. Grazie alla perseveranza. Grazie alla pazienza, all’impazienza. Grazie alla carta. Grazie agli alberi, alla verdura, ad ogni paesaggio. Grazie ad ogni tipo di vestito, grazie a chi è svestito. Grazie alla terra. Grazie al fuoco. Grazie alla pasta. Grazie alla fotografia. Grazie a tutti gli orti del mondo. Grazie alla carbonara. Grazie all’arroganza. Grazie alla ignoranza. Grazie al sapere. Grazie alle pecore. Grazie agli specchi. Grazie al digiuno. Grazie alla bellezza. Grazie al successo, all’insuccesso, al cesso. Grazie alla musica, alla lettura, all’ascolto. Grazie, scusa, devo fare pipì. Grazie al protagonismo, all’antagonismo. Grazie alle radici, a quelle quadrate. Grazie al cerchio, all’iperbole. Grazie all’impotenza. Grazie alla potenza. Grazie alla solitudine. Grazie alla follia, all’adulazione, alla verità. Au! Grazie! Grazie al cambiamento. Grazie a Babbo Natale, alla Befana. Grazie alle galline. Grazie al fruttivendolo. Grazie al buio. Grazie a Manuela. Grazie all’illuminazione. Grazie al giorno. Grazie alla notte. Grazie ad ogni libro, grazie che continui a leggere. Grazie di ogni tuo contributo, all’imbuto. Grazie di ogni grazie senza un motivo al sorgere di ogni iniziativa. Grazie alle ripetizioni, a tutti i loop. Grazie è solo una premessa promessa. Grazie al valore della pace. Grazie a tutti gli scopritori. Grazie alla disciplina, al buon esercizio mentale, a quel tale che ci sembra strano. Grazie specchio. Grazie alle ripetizioni, all’esistere della follia, la follia senza o con il buon umore. Grazie di essere strambo, al disequilibrio saggio o non saggio che genera ogni cosa. Grazie all’incredibile. Grazie di ogni effetto, a tutta l’energia che c’è in un urlo. Grazie alla curiosità e al suo necessario esserci.